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Arab Strap – As Day Get Dark

2021 - Rock Action Records
post rock

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Tracklist

1. The Turning Of Our Bones
2. Another Clockwork Day
3. Compersion Pt. 1
4. Bluebird
5. Kebabylon
6. Tears On Tour
7. Here Comes Comus!
8. Fable Of The Urban Fox
9. I Was Once A Weak Man
10. Sleeper
11. Just Enough


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Avete un vago ricordo di cos’era la vostra vita nel 2005? Pensateci bene, nel frattempo vi dico cosa accadeva in quella di Aidan Moffat e Malcolm Middleton. Tramite la Chemikal Underground, un incredibile carrozzone messo in piedi dai The Delgados e che negli ultimi anni ha raccolto il meglio della musica scozzese (da Adrian Crowley ai Mogwai), gli Arab Strap pubblicavano “The Last Romance”, il loro ultimo lavoro in studio. Da allora tanta stima e parole al miele tra i due, qualche reunion per una serie di concerti – tra il 2016 e il 2017 – ma nient’altro in termini di nuova musica.

Nati come i cantori della decadenza britannica dell’era post-Tatcher, gli Arab Strap non potevano che tornare insieme in questo periodo. Come nel loro tipico stile narrativo, in “As Day Get Dark” siamo già in epoca post-pandemica. I protagonisti delle undici storie scritte da Moffat si perdono in scenari urbani cupi e piovosi. Sono anime vaganti, con la mente ottenebrata dalla droga e dall’alcol, che si arrendono all’idea di non avere rapporti umani e sessuali.

I testi sono quasi sempre narrati in prima persona, Aidan scrive la trama ed egli stesso diventa la storia, sfiorando uno ad uno tutti gli elementi umani e materiali che la compongono. E’ un parlare diretto, non didascalico: Moffat si interfaccia e parla con l’ambiente circostante, sottolineando una realtà fatta di tenebre, fango e disperazione.

Lo stile è quello classico, vale a dire un post-rock dalla struttura molto scarna sulla quale trova posto un’inondazione di testi, un po’ cantati in una via di mezzo tra un crooner e Tom Waits, un po’ recitati e parlati, una formula che ha contraddistinto l’intera produzione Arab Strap e per questo – giustamente – non è stata modificata. Le intenzioni del duo di Falkirk sono chiare fin da The Turning Of Our Bones, starting track e primo singolo, una sorta di “dove eravamo rimasti” che presenta una drum machine ben cadenzata, percussioni e i riconoscibilissimi riff di Middleton.

La noia e la monotonia sono alla base di Another Clockwork Day, il racconto di un’ennesima giornata fiacca, vissuta per immagini che hanno il nome di default delle jpeg sul computer: nessun ricordo o emozione, solo un asettico IMG seguito da un numero progressivo. Il secondo singolo è Compersion Pt. 1, che con un ritmo leggermente più alto scava nell’intimità dell’io narrante.

Giù di nuovo le battute, è tempo di parlare d’amore, un sentimento vissuto in modo tormentato e contraddittorio in Bluebird. Il tutto mentre un plumbeo scenario urbano (Kebabylon) fa da cornice a preservativi usati e siringhe rotte sotto le suole di stivali. L’ipnotica e malinconica Tears On Tour fa da sponda per il terzo singolo, Here Comes Comus!, una metafora – nemmeno troppo velata – sul prendere per il naso e sniffare il peccato.

L’intolleranza e la discriminazione, nei confronti di una volpe di campagna che si trova in città al cospetto di un bulldog, vengono raccontate sotto forma di favola dark in Fable Of The Urban Fox, mentre si sfiora di nuovo l’autobiografico con I Was Once A Weak Man. C’è molto pathos in Sleeper, un viaggio verso una meta ignota sospeso tra l’emozione della scoperta e il desiderio di tornare a casa, ultima traccia prima della chiusura di Just Enough, una fotografia impietosa dell’essere umano moderno.

Negli anni, Malcolm Middleton – il più chiacchierone tra i due – ha affermato a più riprese che non era il caso di rimettersi insieme a tutti i costi, correndo il rischio di realizzare mediocrità. Paradossalmente, stare lontani è stata una fortuna: i due hanno avuto l’occasione di riascoltare i loro vecchi lavori e depurarli di tutto ciò che ritenevano poco al passo con i tempi.

Risultato, innanzitutto “As Day Get Dark” è un lavoro tutt’altro che mediocre. Poi centra l’obiettivo – dichiarato in fase promozionale – di portare le sonorità tipiche degli Arab Strap su sentieri diversi, nuovi e più maturi. Sarebbe ingeneroso paragonarlo a quel capolavoro che fu “Philophobia”, che a distanza di quasi 25 anni non arretra di un millimetro, ma sicuramente “As Day Get Dark” in tutta la loro discografia è uno dei lavori che più gli si avvicina.   

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