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Julian Ross – Fadeaway

2020 - Sound In Silence
ambient / elettronica

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Tracklist

1. Till
2. Death
3. Do
4. Us
5. Part


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È uscito da poco “Fadeaway“, il secondo album dei genovesi Julian Ross, che segue di circa un anno e mezzo il loro esordio “Retrospective”. Avevo incontrato personalmente Andrea Comotto (che insieme a Ettore di Roberto compone il duo) nel Marzo 2019, in una via del centro di Genova per intervistarlo. Col senno di poi, in un tempo, luogo e forse dimensione diversa: quella del pre-Covid. A quel tempo, il filo rosso del loro primo progetto era un percorso storico, fatto di suggestioni e voci dal passato, per comprendere le voci del presente italiano che stavamo vivendo.

Fadeaway” invece viaggia su binari completamente diversi. Questo nuovo album sembra volerci raccontare un post apocalisse emotivo; forse interpretando in parte lo stato d’animo del 2020 – anno in cui è stato elaborato – forse angoli più bui e personali dei due genovesi. O forse tutte e due. I titoli delle tracce dell’album compongono la frase “Till Death Do Us Part”: finché morte non ci separi. Come abbiamo già appreso dal loro primo album però, non c’è un modo univoco di interpretare i loro progetti. Qui si parla del distacco, della separazione da più punti di vista. Si può partire dall’abbandono dell’oggettività filosofico storica di “Retrospective”, quei lidi conosciuti e famigliari composti da fatti, date, personaggi ed eventi, per l’alto mare di orizzonti meno certi e distanti che  “Fadeaway” suggerisce.

È un viaggio verso l’ignoto di se stessi, e di un futuro incerto. Il futuro di un domani sconosciuto ed in bilico tra speranze e paure, come mondi raccontati nel manga del celeberrimo “Galaxy Express 999”. Perché forse il 2020 un poco ci ha messo davanti ad uno di quegli scenari da manga giapponesi anni ‘80. È il racconto di un distacco, non solo dalla realtà oggettiva ma forse anche da quella affettiva verso un mondo che non ci piaceva, quello pre-Covid, ma che conoscevamo. Come marito e moglie che si perdono alla fine dei loro giorni, cosi l’umanità ed il mondo (per come l’umanità stessa lo conosceva), si sono persi, separati. Una piccola apocalisse, appunto. La fine di un ordine delle cose, di uno o più sistemi di valore, di una lettura della realtà emotiva e metafisica.

Dal punto di vista tecnico, permane la parola d’ordine che già aveva permeato il primo album: semplicità, che però non vuol dire sciatteria. Si iniziano a delineare i tratti distintivi di stile del duo genovese, senza che però essi diventino dogmatici o restrittivi. Permangono i tratti “geniali” e da cesellatori, ma al contrario del primo progetto, in questo secondo ci sembra di individuare meno “testa” e più “cuore”. Meno operazione intellettuale e più spazio all’interiorità. Questo rende “Fadeaway” completamente diverso dal primo “Retrospective”. Si sente maggiormente l’anima e lo spirito dei Julian Ross emergere. Una necessità più urgente di comunicare, di esprimersi, ma non per questa meno ordinata e precisa.

In conclusione: “Fadeaway” raggiunge e supera le aspettative di un secondo album. Punto mai facile in ambito musicale. Non c’è niente di noioso e scontato, o “già sentito”. Ci sono anche dei segnali di crescita artistica. Questo secondo lavoro, per quanto più criptico (o forse proprio per questo), risulta anche più coinvolgente. Sembra anche riuscire a costruire un legame tra esso e noi. Forse per quel profondo sentimento di “separazione” da qualcosa o qualcuno, che abbiamo e che stiamo condividendo, nostro malgrado, come umanità in questi mesi.

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