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Mt. Mountain – Centre

2021 - Fuzz Club
garage / kraut

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Tracklist

1. Tassels
2. Hands Together
3. Dawn
4. The List
5. Two Minds
6. Aplomb
7. Peregrination
8. Second Home
9. Deluge

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I nuovi arrivati in casa Fuzz Club si chiamano Mt. Mountain e vengono dall’Australia, terra natia di alcune delle più significative realtà neo-psichedeliche, dai Tame Impala ai King Gizzard & The Lizard Wizard, dai Tropical Fuck Storm agli Unknown Mortal Orchestra.

Vi dirò di più: ai sopracitati “big acts” i cinque di Perth non hanno nulla da invidiare. Parliamo infatti di una formazione più che rodata, con all’attivo ben tre LP (quattro contando questo “Centre“) e investita in una miriade di progetti paralleli (Stephen Bailey, Nocturnal Trails, Salmon Gums, Slow Point), il cui rock psichedelico è capace di sconfinare in gentili meditazioni sixties come in ipnotiche cavalcate figlie dei seventies.

Rispetto ai lavori precedenti, “Centre” si orienta verso sonorità decisamente più kraut-rock, un riposizionamento che risulta evidente sin dal primissimo ascolto. Se nella motoricità di Tassels e Second Home brillano certamente gli insegnamenti di Neu! e Can, pionieri del kraut tedesco, nella doppietta Hands Together / Dawn e nei toni orientalegginti di Aplomb si palesa invece l’influenza dei contemporanei Kikagaku Moyo e Minami Deutsch, vedette dell’etichetta giapponese Guruguru Brain (si pensi agli LP del 2018 “Mesana Temples” e “With Dim Light“, il secondo ce lo ricorda persino esteticamente).

Nonostante l’ombra dei sopracitati aleggi più o meno su tutte le tracce del disco, i Nostri riescono comunque a divincolarsi e imporre una propria identità. Tra i momenti più originali e memorabili troviamo sicuramente la sei corde di Tassels e Hands Together, che strizza l’occhio a Ripley Johnson dei Moon Duo (periodo “Occult Architecture Vol. 1-2“), e i riberveri cinematici della lunga Peregrination (video qui sotto), evocativi di Dungen e Woods (in primis l’EP collaborativo “Myths 003” del 2018, ma anche “Allas Sak” del 2015).

Per quanto ci riguarda, l’ultimo degli Mt. Mountain è un centro pieno di nome e di fatto. Un ascolto essenziale per tutti gli amanti della psichedelia e – in particolare – per i nostalgici del krautrock, già viziati dalla label inglese l’anno passato coi debutti omonimi di Sei Still e Flying Moon In Space. Dopo “Prosthuman” dei Camera, anche “Centre” sembra volerci ricordare che la bellezza – talvolta – può celarsi nella reiterazione. Che sia questa la lezione del 2021?

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