It’s A Sin

Londra, gli anni ’80, la comunità omosessuale mostrata come abbiamo forse già visto altre volte, da altre parti, però con un lato molto più umano, un tocco di personalità del quale ci innamoriamo da subito, ogni personaggio ci appare coinvolgente sin dai primi minuti, sebbene di loro sappiamo ancora poco, e questa sensazione di avere a che fare con un mondo di amici cresce col passare del tempo.

Fino, ovviamente, ai primi duri colpi che non tardano ad arrivare: It’s a Sin non é solo la spensierata storia di sconosciuti che si incontrano e (in qualche modo) si innamorano a Londra, non é solo la storia di come si possa vivere una vita quasi perfetta quando si é nel luogo giusto, al momento giusto.

É purtroppo la storia dell’arrivo devastante di HIV e AIDS nella comunità omosessuale internazionale, con tutte le conseguenze sui protagonisti (e sul nostro cuore, che vi avviso, ne uscirà duramente provato): tante cose che a noi, con la conoscenza attuale, sembrano ovvie o assurde, ma che vissute mettendosi nel panni dell’epoca risaltano l’approccio al problema con i mezzi di 40 anni fa, con tutte le nefaste conseguenze che sono ormai parte della storia.

Di contorno a tutto ciò, oltre al già nominato senso di comunità che riescono a costruire e del quale siamo da subito parte, il grosso contrasto tra una Londra già incredibilmente all’avanguardia (in certi ambienti e non in tutti, ovviamente) e la provincia, dove certi argomenti non sono solamente vietati, ma a tratti paiono decisamente poco comprensibili.

Il tutto con l’aggiunta di moltissimi dettagli a rendere le situazioni assolutamente realistiche, come I vicini che ci vengono proposti come mentalmente aperti in quanto a conoscenza del fatto che due personaggi siano di fatto una coppia omosessuale da anni, ma con una di questi che non manca di dispregiare con l’epiteto razzista “argie” uno dei due alla prima occasione possibile.

Tutto il resto, é spoiler.