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Tune-Yards – Sketchy.

2021 - 4AD
indie pop

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Tracklist

1. nowhere, man
2. Make It Right.
3. Hypnotized
4. Homewrecker
5. Silence pt. 1 (when we say “we”)
6. Silence pt. 2 (who is “we”?)
7. Hold Yourself.
8. Sometime
9. Under Your Lip
10. My Neighbor
11. Be Not Afraid.


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Un complesso senso di sé e della propria femminilità che dura da quindici anni. I Tune-Yards incidono il loro settimo album dal titolo evanescente e goliardico. “Sketchy.”. è prodotto dalla label 4AD e fa capolino in una piattaforma di indie pop dal retrogusto elettronico, sprezzante dell’avanguardista futuro del genere.

Cresciuta tra New York e il Connecticut, Merrill Garbus si è avvicinata primordialmente al mondo dell’arte facendo la burattinaia. In quegli anni viveva nel Vermont e, poco dopo, ha scoperto un feeling con l’ukulele quando si è trasferita a Montreal, dove ha iniziato a suonare per i Suor Suvi. Ma il vero appuntamento con la musica è stato per lei il rapporto con la sorella Ruth che, da brava artista folk, l’ha introdotta nell’universo indie pop dei Feathers e degli Happy Birthday. Oggi Merrill fa coppia fissa con Nate Brenner, bassista e altra metà del duo Tune-Yards. Nell’alcova immaginifica del loro sempiterno status purista, si alternano in un gioco di ruoli prestabiliti e di stanze sonore sperimentali.

nowhere, man lì dove l’uomo si perde nella sua essenza. Nelle sfumature di un trip visivo, spinto da un sound ipnotico, i riff di chitarra tracciano il sentiero di un irrefrenabile flusso di coscienza vocale. Nel video rilasciato lo scorso settembre, le movenze corporali di Merrill imitano decisamente quelle di Charlie Chaplin. E il rossetto crepuscolare allontana definitivamente le illusioni di chi credeva di potersi rifugiare in un sound di beatlesiana memoria. Impossibile sarebbe scindere la musica dalle immagini di una presentazione discografica progettata per essere sia ascolto che visione.

Hypnotized è una ballad bugiardamente romantica e sinceramente gloomy. Il canto di Garbus si fa portavoce di molteplici espressioni, mentre il basso ci trascina in un labirinto sotterraneo di inquietudine e necessità evasiva. La percezione claustrofobica è superata, poi, grazie alla resa morbida dei synth. Hold Yourself è una colorful track dalle cromature intense e calde. La voce di Merrill si fa uomo, donna, essere ibrido che decifra le formule urbane. La batteria tiene il tempo di un sound bittersweet mentre sfumature di reminiscenze pop art fanno da sfondo ad un brano sparkling. I falsetti e le mescolanze vocali chiudono la sequenza sonora con l’intento di confondere l’ascolto per abbandonarlo in un trip psichedelico volutamente indistricabile.

L’intenzione narrativa di Merril Garbus è quella di parafrasare i versi di un sound naive, sperimentale e industrial, travestito da traditional indie pop americano. Una reduce dei decenni hippie che fa, talvolta, lo specchietto a quelle band simbolo del rock, in bilico tra le note del bianco e del nero (come ad esempio i Talking Heads). Ma dietro i Tune-Yards c’è molto di più di un inguaribile senso nostalgico. La necessità di sorprendere l’audience concede al duo americano la possibilità di non apparire ridonante. Sarebbe quasi ovvio pensare che due “annali fautori del trip indie pop” possano apparire, oggi, grotteschi e sinceramente fuori tono. E invece è proprio la scelta di un loop formulistico adeguato che permette ai Tune-Yards di non presentarsi mai come dei vegliardi del pop synth anni ’80.

A legittimare del tutto la volontà discografica della band ci pensa proprio Merrill, che col suo trasformismo androgino pare quasi voler sfidare (o, chissà, soppiantare) le icone istrioniche della scena internazionale. Nei suoi occhi torbidi e scuri c’è un abisso di scelte sentite, di inquietudine irrisolta. Di un continuo divenire sonoro ed esistenziale.

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