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Lost Girls – Menneskekollektivet

2021 - Smalltown Supersound
elettronica / sperimentale

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Tracklist

1. Menneskekollektivet
2. Losing Something
3. Carried By Invisible Bodies
4. Love, Lovers
5. Real Life


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Una delle peculiarità artistiche di Jenny Hval, cantautrice, compositrice e scrittrice norvegese, è quella di dare un nome diverso ad ogni suo progetto, a seconda delle intenzioni. Se ha qualcosa di intimo da raccontare lo fa col suo nome, se ha bisogno di indossare i panni dell’eroina moderna inventa un avatar e si presenta al pubblico con quello. 

Sei sono i dischi che ha inciso “al naturale” (l’ultimo è “The Practice Of Love” del 2019), due i lavori a nome Rockettothesky e altri due in coppia con Håvard Volden, il primo come Nude On Sand (2012), l’altro – l’EP “Feelings” – dando vita al nuovo progetto Lost Girls. Ecco quindi “Menneskekollektivet”, che in norvegese significa collettivo umano. È il primo long a nome Lost Girls, un’idea nuova nella mente di Jenny, che passa dalle dinamiche synth degli ultimi lavori a un’impostazione pienamente sperimentale. Le sessioni di registrazione sono partite esattamente un anno fa: prima piccole parti, poi sono stati inseriti dei loop sempre più estesi, infine si è fatta definitivamente strada l’idea di abbandonare la forma canzone, a beneficio di tracce allungate in modo indefinito. Il risultato finale è composto da cinque brani, due dei quali superano abbondantemente i dieci minuti. 

È tutto improvvisato, dalle parti strumentali alla struttura dei pezzi, passando per gli arrangiamenti. Più la paroliera Jenny ascolta le composizioni, più si convince che sia impossibile scrivere testi adeguati a ciò che sta venendo fuori. E allora inizia ad improvvisare anche lei, canticchiando, parlando, sovrastando la musica con la sua voce o facendosi sommergere dai suoni che di volta in volta Håvard le fa ascoltare. Spontaneamente, nasce così un linguaggio nuovo, alla stregua del celebre volenska dei Sigur Rós, vale a dire una non-lingua, creata artificialmente per venire in contro all’incedere delle diverse sonorità. In tal modo, la sezione lirica chiude un cerchio armonico (Menneskekollektivet) che si interroga, appunto, sulla vicenda del collettivo umano.

Un gruppo di persone, immaginate da Jenny metaforicamente come i partecipanti a un rave, sballottati in ogni angolo della pista ma sorpresi dall’improvviso arrivo del giorno. In Losing Something si racconta il momento esatto in cui l’arrivo della luce e la fine della musica coincidono perfettamente. Il buio scolora, quindi, e il rumore si tramuta in silenzio (Carried By Invisible Bodies). Un silenzio interiore, rotto da un monologo (Love Lovers) che prende vita mentre i corpi si pietrificano al sole o si sciolgono in acqua. Infine si torna alla vita vera (Real Life): la metamorfosi è compiuta.

Menneskekollektivet” segna quindi una virata verso l’elettronica sperimentale da parte di Jenny Hval e del suo fido polistrumentista Håvard Volden. Una svolta contraddistinta da un livello qualitativo finalmente tornato alto, dopo alcuni passaggi a vuoto vissuti recentemente dalla songwriter di Oslo. Sotto il profilo musicale, si respira quell’effetto presa diretta che conferisce freschezza compositiva e urgenza comunicativa. Ma è un’urgenza dolce, delicata, che si esprime attraverso concetti resi al contempo con iperboli e il cantato mellifluo di Jenny. Senza alcun dubbio, “Menneskekollektivet” rappresenta il pezzo che è mancato – negli ultimi anni – alla storia artistica del duo norvegese.

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