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Hidden Tracks

Hidden Tracks #6: Oslo Tapes, Ben Seretan, Don Antonio, Venus In Disgrace, Masayoshi Fujita, The Marigold

Quanti brani ogni giorno, ogni settimana, ogni mese vengono pubblicati, ascoltati distrattamente e poi finiscono sepolti sotto un mare di altre uscite, a sgomitare per emergere e troppe volte divorati da pesci più grossi e più importanti? Questa è una delle tante domande esistenziali che ci poniamo ogni giorno in redazione, e a cui dopo alcuni tentennamenti e tentativi falliti abbiamo cercato di formulare una risposta.

Hidden Tracks vi accompagnerà periodicamente con i nostri brevi consigli riguardanti alcuni brani pubblicati in queste settimane e che riteniamo interessanti. Progetti da tenere d’occhio, di cui forse sentirete parlare nei prossimi tempi, provenienti in tutti i casi da quell’universo sommerso che più ci sta a cuore e che pensiamo sia giusto e stimolante seguire dal principio. In poche parole, la musica di cui non tutti parlano.

Oslo Tapes – Zenith

Fresco fresco di firma con la prestigiosa Pelagic Records (per chi ci segue da un po’, da queste parti è un vero e proprio must), il progetto Oslo Tapes di Marco Campitelli è pronto ad un’ulteriore step. Uscirà infatti il prossimo 4 giugno “ØR“, terzo album a ben 6 anni di distanza dal precedente “Tango Kalashnikov“. Anche in questo nuovo lavoro c’è lo zampino di Amaury Cambuzat, oltre che di James Aparicio (Mogwai, Depeche Mode, Nick Cave). Il primo estratto, intitolato Zenith, è un assaggio molto interessante di ciò che ci aspetterà: kraut-rock dal sound corposo e avvolgente, le atmosfere del post-rock, la voce a decantare un mantra ipnotico, una capsula spaziale che scruta da lontano le rovine del nostro mondo.

Ben Seretan – Fog Rolls Out Rabun Gap

Photo: Gracelee Lawrence

Ad un anno di distanza dall’ottimo “Youth Pastoral“, il newyorchese Ben Seretan torna a sperimentare con il suono e l’ambiente naturale. “Cicada Waves“, che esce a fine aprile su NNA Tapes, è un album di improvvisazione di piano e field recordings registrato in Georgia, ai piedi dei monti Appalachi. Il primo estratto Fog Rolls Out Rabun Gap è quanto di più distante ci sia da tutto ciò che stiamo vivendo: una session di 6 minuti lenta e rassicurante, poche note di pianoforte e un sottofondo di rumori ambientali che calano leggeri come i fiocchi di neve del bizzarro video che lo accompagna. Un momento di pausa di cui abbiamo decisamente bisogno.

Don Antonio – Batticuore

(c) Eleonora Rapezzi

Se vi dico Sacri Cuori? E se vi dico Hugo Race & The Fatalists? Se, facendolo, vi scatta qualcosa nel profondo, beh, allora siamo amici. I Sacri Cuori ci hanno lasciato, nel 2015, con uno dei loro tanti dischi pazzeschi (“Delone“), oggi, invece, Antonio Gramentieri, anzi, Don Antonio, è pronto ad affrontare il suo secondo viaggio in solitaria e lo fa cimentandosi nella canzone vera e propria ed è tutto stupefacente, dalla voce, ai testi (in italiano) e, non ultima, la sua chitarra, che arriva da lontano, dal blues, dalla polvere. Batticuore è nomen omen, e anticipa “La bella stagione“, in arrivo ad aprile per Santeria Records.

Venus In Disgrace – White Desire

Negli anni ’90 una cassetta, poi lo scioglimento e, infine, il ritorno. I Venus In Disgrace sono Fabio Babini, già critico musicale su testate che un po’ tutti noi del settore e non solo abbiamo divorato, come Ritual e Max Varani, membro di Corpsefucking Art e Degenerhate (e autore di remix per i Klimt 1918). La materia che plasmano è quella dell’oscurità, immersi nei lontani fasti della darkwave, ma White Desire è tutto tranne che fredda, avvolge in spire d’ombra. Il loro disco di debutto (in fondo potremmo proprio chiamarlo così) si intitola “Dancefloor Nostalgia” e sarà pubblicato il mese prossimo da Lost Generation Records. Ha tutti i numeri per diventare uno dei nostri preferiti di quest’anno.

Masayoshi Fujita – Thunder

Il viaggio di Masayoshi Fujita inizia in Giappone e continua a Berlino. Dopo 13 anni nella capitale tedesca decide di tornare a casa, in un paesino rurale della Prefettura di Hyōgo, tra le montagne. Lì, nel suo studio a contatto con la natura, compone ispirandosi a ciò che lo circonda, e col suo vibrafono crea ambienti a metà strada tra realtà e ultraterreno, e prende forma l’album “Bird Ambience“, in uscita per Erased Tapes ad aprile. Il primo singolo è la tumultuosamente pacifica Thunder.

The Marigold – My Own Apostate

A dar retta ai The MarigoldApostate” è il loro disco più pesante. Prodotto da Toshi Kasai (l’uomo dietro al mixer dei Melvins, per intenderci) e in uscita il prossimo mese per Sound Effect Records e Trepanation Recordings e anticipato da My Own Apostate, beh, potrebbe davvero esserlo. Il brano è una colata di fango pesante, sensazioni novantiane, voci trascinate e ipnosi elettriche e vede la partecipazione di Adam Harding, già sentito al fianco di gente del calibro di Thor Harris e Lou Barlow.

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