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OVO + Nanou/Canto Primo: Miasma/Arsura

Credits: Claudio Stanghellini

Quanto ci mancano i concerti.

Nel lento incedere di queste astratte giornate di confinamento ci siamo trovati, anche in modo forzato, a confrontarci profondamente con noi stessi, fare i conti con ciò che davvero sentiamo importante.

Abbiamo dovuto distinguere quanto è soltanto retorica del comfort, drogata dalla routine quotidiana, e quanto realmente è sostanza per il nostro banchetto spirituale. Abbiamo rivoluzionato le nostre giornate, ricalibrato le abitudini, costretti a sentire cosa ci manca davvero. Ci siamo trovati a desiderare con ardore (forzatamente sinceri) le cose che ci confortano e ci fanno stare bene.

Il concerto rappresenta per molti (per me sicuramente) il climax delle fantasie nostalgiche recenti, un po’ perché epicentro inespresso di tutte le note limitazioni sociali, un po’ perché contenitore e generatore di sensazioni e ricordi inossidabili. Ed è spesso tremendamente difficile racchiudere in un articolo il resoconto di un concerto: troppe variabili, troppe traiettorie soggettive. Inoltre l’esperienza live trasuda emozioni a breve termine, l’impatto fisico comincia a scemare nel momento stesso in cui si accendono le luci e comincia il processo di elaborazione rituale.

Esperienza più strana è scrivere di un evento online, modalità di fruizione non ancora familiare (per molti ancora inedita) di una band tanto intensa quanto impossibile da piazzare su un binario univoco di percezione. A questo si aggiunge la collaborazione visuale, con tanto di performance di grande impatto fisico-vibrazionale (rappresentata dall’entità Rhuena Bracci del gruppo Nanou) per rendere tutto ancora più enigmatico ed evocativo.

In occasione del Transmissions Festival di Ravenna di quest’anno, dedicato alla celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante, viene presentato questo esclusivo concerto/evento in streaming, visibile per sole 48 ore, accessibile in modo gratuito, con la possibilità di fare donazioni a discrezione dell’utente.

Credits: Claudio Stanghellini

Gli Ovo compaiono su un palco volutamente minimale, in cui lo spazio viene organizzato in modo geometrico e pulito. L’evocazione sensibile del miasma viene accentuata dalla miscela dei colori di scena, che accompagnano una performance multimediale e multisensoriale sul connubio culturale, importantissimo in un momento come questo, in cui la fissione fra pubblico e occasione artistica è al suo vertice massimo.

La chitarra schiacciasassi di Stefania Pedretti è come sempre pura forza propulsiva, la sua voce è potenza di fuoco e rabbia liberatoria. La batteria di Bruno Dorella tesse la ragnatela ritmica, disegna la base per il delirio, colpisce, accompagna, devasta.

Chitarra e batteria diventano vertici energetici che irradiano la figura centrale (Rhuena Bracci), materializzando il polo di attrazione con rantoli solipsisti, ora di possessione, ora di beatitudine. La musica degli Ovo si incarna sul palco, diventa un flusso di trasmissione per un (il?) corpo attoriale, come una scarica elettrica per il mostro di Frankenstein.

In un momento in cui la separazione è al suo apice storico, l’apparizione in streaming del gruppo assomiglia ad un monolito esoterico che convoglia i flussi di energia della storia, riportandoci allo stesso tempo indietro ed avanti, come elettroni gravitanti.

Avendo tracciato lo spazio scenico in modo così rituale, la band quasi scompare dal palco, lasciando allo spettatore/ascoltatore il compito di decifrare/captare il segnale, con la musica come conduttore universale di visioni interiori, creando al tempo stesso una nuova alchimia per la linfa di suono e immagine.

Il progetto Ovo porta avanti la narrazione costante del mistero; che vive proprio perché non si risolve. È un’entità che non ha paura, ma che anzi sente il bisogno di condividere il proprio cambio di muta, per mostrare rigoglioso le nuove squame (ma anche piume, esoscheletro, nuova carne). Il Miasma degli Ovo è qualcosa che si sente, che ci sente, ci stimola e disgusta in cui tutti possiamo specchiarci se desideriamo farci i conti.

Un risultato incredibile se consideriamo che il live streaming limita in ogni caso l’accesso ad un enorme ventaglio di sensazioni relativi alll’esperienza artistica dal vivo: dallo sforzo fisico e morale del recarsi al concerto, alla gioia insostituibile dell’essere materialmente lì per esserci (e viceversa).

Gli Ovo sono cercatori di pepite in traiettorie concettuali, ma anche cacciatori instancabili di progetti, collaborazioni e sfide sempre nuove. Le stesse che permettono alla ‘’Creatura’’ di continuare a nutrirsi ed espandersi. Gli Ovo sono uno dei profondi misteri della musica italiana (italiana?) in quanto non decifrabili e proprio per questo grandiosi. Immediati perché imprendibili, inscalfibili, eternamente umani, dissolti per sempre nello spazio.

Gli Ovo sono resistenza culturale, furore, rumore, gioia onomatopeica.

Credit: Erica Schneider

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