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Cannibal Corpse – Violence Unimagined

2021 - Metal Blade
death metal

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Tracklist

1. Murderous Rampage
2. Necrogenic Resurrection
3. Inhumane Harvest
4. Condemnation Contagion
5. Surround, Kill, Devour
6. Ritual Annihilation
7. Follow The Blood
8. Bound And Burned
9. Slowly Sawn
10. Overtorture
11. Cerements Of The Flayed


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Vi dirò: di primo acchito sono rimasto sorpreso dalla copertina di “Violence Unimagined”, il nuovo album dei Cannibal Corpse. Trattasi del profilo di una donna dagli occhi rossi e dai capelli grigi, con un’orripilante bocca “adornata” da una lunghissima lingua rettiliana e da denti aguzzi identici a quelli di Mileena (per chi non lo sapesse, un celebre personaggio del videogioco “Mortal Kombat”). Mi sono subito detto: e che sarà mai? Mi aspettavo qualcosa di molto più truculento.

Subito dopo averla vista per la prima volta, però, ho scoperto che ne esiste una versione non censurata. Vi risparmierò i dettagli: è un’immagine indecente, rivoltante e assolutamente atroce. In una parola: perfetta. Perché il disegno super controverso realizzato dal fedele collaboratore Vince Locke sembra quasi voler mettere su carta l’inumanità di una band che, nonostante i trent’anni abbondanti di attività, non si piega agli acciacchi dell’età e continua a macinare death metal nella sua forma più folle e letale.

Nessuna rivoluzione nello stile: la musica dei Cannibal Corpse è nata sotto il segno della brutalità e così morirà. Le esperienze accumulate nel corso del tempo, grazie alle quali il quintetto è maturato e ha affinato le proprie capacità compositive ed esecutive, non hanno per nulla ammansito un suono che, per quanto ormai ben definito e morbosamente “pulito”, è la definizione stessa della bestialità.

L’ingresso in pianta stabile del chitarrista solista/produttore Erik Rutan, già leader degli Hate Eternal, ha però dato un bello scossone al gruppo: il giusto dosaggio di virtuosismi e sfumature dinamiche permette agli undici brani di “Violence Unimagined” di scorrere velocemente, senza quindi il rischio di impantanarsi in soluzioni trite e ritrite.

Come al solito – e forse è anche inutile dirlo – delle melodie non vi è alcuna traccia, se non sotto forma di barlumi che si nascondono dietro i riff e gli assoli di Rutan e Rob Barrett. Le loro raffinatezze da coppia già affiatatissima finiscono sempre per farsi schiacciare dalla potenza asfaltante della sezione ritmica dei veterani Alex Webster (basso) e Paul Mazurkiewicz (batteria), cui spetta il compito di tenere in alto il vessillo del death metal d’antan.

C’è tanta voglia di tradizione e forse è anche giusto così: dai Cannibal Corpse non ci si aspetta la sperimentazione. L’aria di eterogeneità che caratterizza Inhumane Harvest e Follow The Blood, in costante bilico tra velocità e lentezza, e le antiche influenze thrash alla base di Murderous Rampage e della ultra-devastante Overtorture non possono essere considerate in alcun modo delle novità, ma rappresentano sicuramente elementi capaci di rendere un po’ più coinvolgente e vario l’ascolto di un album letteralmente dominato dal mostruoso growl del maestro George ‘Corpsegrinder’ Fisher.

Usato sicuro, garantito e di una “violenza inimmaginabile”. 

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