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Cool Ghouls – At George’s Zoo

2021 - Melodic / Empty Cellar
psychedelic rock / garage rock

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Tracklist

1. It’s Over
2. To You I’m Bound
3. Smoke & Fire
4. Flying
5. Land Song
6. In Michoacan
7. How Free
8. Helpless Circimstance
9. The Way I Made You Cry
10. 26th St.Blues
11. Surfboard
12. I Was Wrong
13. Fell Like Getting High
14. Look In Your Mirror
15. Living Greatful


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Cosa possono avere in comune tre musicisti del calibro di Sir Paul McCartney che a bordo della sua Lamborghini 400 GT del 1967 si gode rilassato qualche bel percorso immerso nella verde campagna britannica, il sempre poco decifrabile geniaccio di Brian Wilson davanti al suo camino acceso anche in estate e Jack Ely dei Kingsmen intento a decifrare quale fosse il messaggio nascosto che l’FBI ricercava nella loro versione di Louie Louie del 1963?

I primi due sicuramente qualcosa in comune ce l’hanno, ma ciò che li accomuna tutti per la band californiana dei Cool Ghouls e per il loro nuovo album, è l’essere stati fonte di vitale ispirazione per tutte le quindici tracce di “At George’s Zoo”. Ok, c’è anche dell’altro. C’è il Paisley sound di San Francisco ad esempio. Che poi è anche la città da dove provengono i nostri quattro protagonisti, Alex Fleshman, Pat McDonald, Pat Thomas e Ryan Wong.

C’è la psichedelia folk della west coast che fu. Ci sono i surf, le gare tra ribelli senza causa a bordo di auto dai colori fluo e ci sono le Rickenbacker splendenti dei Byrds. Ma ci sono anche tramonti bellissimi e paesaggi meravigliosi e malinconici, capaci di toglierti il fiato proprio quando meno te lo aspetti. Il nuovo dei Cool Ghouls non alza l’asticella, non inventa e reinventa nulla, non delinea nuove sonorità e non dipinge di nuovi colori il panorama musicale contemporaneo. E allora perché mi piace? Perché non faccio altro che ascoltarlo di nuovo ogni volta che termina? Qual è il motivo che me lo fa consigliare ai miei amici? Forma e sostanza. E qui la sostanza batte la forma. “At George’s Zoo” non imita nulla, suona ciò che già esiste, ma lo fa benissimo.

Alzi la mano chi mal sopporta il cinema di Paolo Sorrentino. Vedo che siete in tanti e me ne dispiace. Molti lo criticano perché ritengono copi Federico Fellini. È vero. Ma Fellini omaggiava a sua volta altri autori vicino al suo gusto estetico. È così da sempre e le 15 tracce che compongono questo album rendono omaggio a Beatles, Byrds e Beach Boys, ma anche al sound della summer of love, al garage surf e ad altre spezie varie. Il risultato funziona quanto basta. E se funziona c’è poco altro da dire. C’è solo da alzare il volume dello stereo, del computer, dello smart o di qualunque altro device voi siate in possesso e godere di questi 45 minuti di musica.

Registrato presso l’Outer Sunset Studio (che tra l’altro è proprio l’edificio che si vede nell’immagine di copertina) dell’ingegnere del suono Robby Joseph, il disco si apre con It’s Over e con le sue armonie vocali forse non troppo impeccabili, ma senza dubbio efficaci a farci entrare fin da subito nell’atmosfera dell’album. Un viaggio a ritroso nel tempo, ma senza nessuna nostalgia. Con To You I’m Bound prima e Smoke & Fire poi, le camice si allargano, diventano sgargianti e colorate. È la California psichedelica e lisergica della fine degli anni ’60. Land Song, ballad romantica condita da piano, archi e una voce che si fa molto Art Gardfunkel, è un passaggio melodico e delicato tra un giro di surf e l’altro. Sulle note della successiva In In Michoacan si torna infatti a scivolare sulle onde e i capelli scendono in picchiata a caschetto quasi a coprire gli occhi mentre le chitarre risalgono allacciate altissime vicino al viso. Accordi ruggenti e suonati in stile mods si fanno largo tra i cori.

La dolcezza di How Free ci fa di nuovo intravedere falò sulla spiaggia e tramonti mozzafiato, ma questo disco continua a dare il meglio quando le chitarre premono sull’acceleratore facendo aumentare la velocità con cui i panorami ci sfrecciano di fianco e Helpless Circimstance, 26th St.Blues, Surfboard e Fell Like Getting High, ne sono manifesto perfetto. La conclusiva Living Greatful è una ballata barrettiana costruita su solo chitarra e voce.

Poco più di 100 secondi che ci congedano da un disco che magari non avrà reinventato la storia della musica, ma che certamente ci ha regalato 45 minuti di buone vibrazioni.

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