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The Devils – Beast Must Regret Nothing

2021 - Goodfellas
rock

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Tracklist

1. Roar
2. I Appeared To The Madonna
3. Real Man
4. Life Is A Bitch
5. Time Is Gonna Kill Me
6. Don’t Call Me Any More
7. Devil Whistle Don’t Sing (feat. Mark Lanegan)
8. Ain’t That Lovin’ You Babe
9. Devil’s Tritone
10. Roll With Me
11. Beast Must Regret Nothing (feat. Alain Johannes)


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Non smetterò mai di ripeterlo: di questi tempi in Italia si parla di “rinascita del rock” senza sapere di cosa cazzo si stia parlando. Il rock, ucciso una quantità di volte tale da poterci riempire tutto il Libro dei Morti e scriverne di nuovi votati a questo genere, pare godere di immortalità salutare. Solo che va cercato nei posti giusti, pare persin pleonastico doverlo dire “ad alta voce”. C’è rock e rock, diremmo, e sì, c’è rock e rock, perché le declinazioni, dagli anni ’50 in giù, sono proliferate senza posa ma, nella realtà dei fatti, di rock ce n’è uno e uno soltanto: quello pericoloso. In caso non lo fosse resta rock, ma da oratorio, roba all’acqua di rose e di rock (che cazzo, basterebbe tradurre per capire che si parla di durezza) non si può più parlare. Il genere, poi, torna ad essere necessario in un momento in cui il perbenismo è diventato scudo, armatura e spada di paladini di poco conto, come d’altronde è sempre stato.

The Devils è una creatura infernale, sensuale, è voodoo, pensieri sporchi elettrificati, disegnano mondi oggettivamente passati ma così tanto inchiavardati al nostro immaginario da non risultare mai davvero andati, men che meno dimenticati. Il fascino del diavolo è qualcosa che vive in noi in quanto esseri umani, sporchi come i pensieri di cui sopra. Switchblade Erika e Gianni Blacula si fanno cantori dell’abisso, della malebolgia, un luogo che diventa reale, ancor più presente, col terzo album “Beast Must Regret Nothing”, un album pericoloso, quindi sì, rock.

Grezzo, elettrico, lascivo, sornione, cattivo, infernale. Le bestie davvero non hanno bisogno di rimpianti, solo di chitarre, batterie e voci affilate come lame forgiate nel girone dei lussuriosi. Il gradiente blues è a tasso altissimo, impera e demolisce, lo si può sentire forte e chiaro, un richiamo ferale: nella title track, cantata da Alain Johannes (che produce l’intero lavoro mettendoci il suo zampone sopra) si fa largo un poderoso stonerone strascicato e virulento, in Real Man (storia di una prostituta che vaga in un mondo privo di marciapiedi) è laido serpente che risale dai piedi fino al cuore, su su, fino al piombo caldo di Devil Whistle Don’t Sing, battezzata nel sangue e nella polvere dal cerimoniere Mark Lanegan e dalla sua voce abissale, bruciante di passione e dannazione.

Poi roll come si piovesse, una pioggia di coltelli, che sia il gospel profano I Appeared To The Madonna (“…un siffatto miracolo li annienta: più che vedere la Madonna, sono loro la Madonna che vedono” come diceva un certo Carmelo), Life Is A Bitch, cavalcata in odore di santità hardcore con la voce di Erika a diventare vera e propria spada insanguinata, o ancora la raffica di mazzate di Time Is Gonna Kill Me, un rodeo vero e proprio, come Roll With Me, che disarciona, imbizzarrito, indomabile.

Pare uscito fuori da un wormhole, “Beast Must Regret Nothing”, ed è piombato qui proprio al momento giusto, in tempi di appiattimento generale come non se ne vedevano da tempo. Per quanto mi riguarda una boccata di zolfo fresco da respirare a pieni polmoni.

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