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Manchester Orchestra – The Million Masks Of God

2021 - Loma Vista
indie rock

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Tracklist

1. Inaudible
2. Angel Of Death
3. Keep Timing
4. Bed Head
5. Annie
6. Telepath
7. Let it Storm
8. Dinosaur
9. Obstacle
10. Way Back
11. The Internet


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I Manchester Orchestra tornano con il sesto lavoro discografico che inaugura un percorso diverso ed introspettivo. Dopo l’enorme successo del precedente “A Black Mile To The Surface”, che nel 2017 li ha portati a tracciare una linea fresca ed originale nel panorama indie-rock, il nuovo album “The Million Masks Of Gods” mette in mostra tutta la grande inventiva e l’immaginario spirituale della band di Atlanta, che sin dai primi passi della propria carriera ha sempre dimostrato di non essere mai banale, regalando composizioni di notevole fattura e sinfonie delicate.

L’album è il frutto dell’unione delle idee dei due principali autori del progetto, Andy Hull e Robert McDowell, che con il passare degli anni hanno impreziosito il loro legame creando un’insieme di situazioni personali e un’opera sempre più unica nel suo genere. Il disco lancia un segnale forte e, senza porsi limiti, sfiora tematiche cinematografiche regalando un’esperienza che coinvolge l’ascoltatore lungo tutta la sua durata

Il cammino si apre con i brividi di Inaudible, un inno dolce e ricercato, carico d’innocenza. La linea vocale dipinge da subito parabole infinite con una leggerezza preziosa, mentre nel bridge il tempo aumenta adagiandosi sul tappeto profondo del synth. Segue Angel Of Death, un brano che su sonorità a tinte dream-pop lancia vibrazioni importanti e una struttura non banale. Keep Timing è uno degli ultimi singoli rilasciati in anteprima: la sua struttura vive di cambiamenti graffianti e la ritmica sembra agitarsi in un continuo limbo. Con il secondo singolo Bed Head si continua invece la ricerca sulle sonorità electro-rock: è un brano dal tiro importante e con una voce e una tastiera avvolgente.

Il percorso procede con Annie, un pezzo magnetico dalla ritmica quasi math-rock. Sulle note vocali del cantante Andy Hull troviamo un racconto maturo che colora l’ambiente, già arricchito nella parte centrale da un giro sofisticato di pianoforte. Gli occhi si illuminano ancora durante l’ascolto della ballata acustica Let It Storm, che con i suoi innumerevoli cambi si lascia andare a sonorità folk. Nelle successive tracce i Manchester Orchestra cambiano rotta ed esplorano territori nuovi. Dinosaur, con la sua dolcezza interiore tutta da scoprire, apre le sue ali verso un volo di purezza, mentre in Obstacle il mood si assesta in un vortice quasi matematico.

In chiusura, Way Back riporta alla mente alcuni lavori di Ben Howard, mentre The Internet, soffocata in un feedback mistico, è forse il pezzo migliore del disco. La voce di Hull è qui al suo massimo, il testo sussurrato si interfaccia alla grande con il groove profondo del basso e crea un dialogo ipnotico con le seconde voci.

Con “The Million Masks Of God” i Manchester Orchestra danno alla luce uno dei dischi più solidi e potenti della propria carriera, un album epico che nasconde al suo interno un inaspettato carico di dolcezza e speranza per il futuro.

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