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Moon Coven – Slumber Wood

2021 - Ripple Music
psych / doom metal

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Tracklist

1. Further
2. Ceremony
3. Gibleki Tepe Potbelly Hill
4. Eye Of the Night
5. A Tower of Silence
6. Bahgsu Nag
7. Seagull
8. My Melting Mind


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I Moon Coven sono un progetto molto interessante formatosi in Svezia. La loro passione per i classici del rock vintage con sonorità fuzz fa da sfondo ad un progetto artistico intenso e potente, le cui influenze principali sono i monumentali viaggi acidi dei Black Sabbath e la psichedelia degli Acid King, fino alle melodie più delicate e progressive dei Pink Floyd. Il risultato è una bomba aggressiva che si abbatte sopra le nostre vite in maniera definitiva e eccellente.

In questo questo nuovo album intiolato “Slumber Woods” si torna nettamente alle radici e ai suoni graffianti del disco d’esordio. Firmato dall’etichetta californiana Ripple Music, ha senza dubbio ha tutte le carte in regola per essere un viaggio di ritorno ricercato e prezioso, tale da lasciare un segno importante sulla scena pesante.

L’apertura oscura di Further si apre subito con un vortice pesante e notevole, brano basato su di un riff aggressivo e corposo che si incastra alla linea vocale melodica. Segue Ceremony e la sua carica piena d’odio, sulla base dissonante la chitarra si spinge dentro paesaggi sonnolenti che all’improvviso prendono vita in una sorta di rituale infernale fino a chiudersi con una violenza pazzesca. Invece, nella successiva Gibleki Tepe Potbelly Hill il cammino cambia d’intensità, come un risveglio misterioso all’interno di un luogo desolato. Dopo il primo arpeggio sensibile e delicato della parte iniziale, il bridge innalza un muro macchinoso che spazza via ogni pensiero negativo e sul testo molto personale il brano si chiude con delicatezza.

Eye of the Night si presenta come una composizione danzante, con una dose enorme di distorsioni d’altri tempi per un classico anni 70. La voce inconfondibile si agita a dovere su una struttura ricca di spunti preziosi. Dopo i rumori di fondo inquietanti che troviamo in A Tower of Silence ci soffermiamo su una traccia di spessore come Bahgsu Nag. Qui la fase martellante della chitarra si avvolge al tempo surreale della batteria che non perde un colpo, il ritornello esplode di luce propria alla scoperta di un mondo distrutto e lasciato in solitudine. Uno dei brani più belli di questo lavoro.

Prima di chiudere la rabbia estrema torna con grande potenza nel primo singolo Seagull: la chiave principale è lo studio attento della voce e i cambi di tonalità stupendi. Nel suo insieme una buona traccia orecchiabile con un tappeto sonoro grandioso. Chiudiamo il disco con My Melting Mind, un’altra traccia creativa che innalza una tempesta di fulmini di grande fattura, nel bridge si torna sul tiro prepotente tipico del doom metal.

Un disco ben strutturato e suonato a volumi altissimi, una raccolta di sinfonie classiche e sperimentali su un contesto personale che centra alla perfezione il suo obiettivo.

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