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Vasco Brondi – Paesaggio dopo la battaglia

2021 - Cara Catastrofe / Sony Music
songwriting / pop

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Tracklist

1. 26000 giorni
2. Ci abbracciamo
3. Città aperta
4. Paesaggio dopo la battaglia
5. Mezza nuda
6. Due animali in una stanza
7. Adriatico
8. Luna crescente
9. Chitarra nera
10. Il sentiero degli Dei


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Chiuso di fatto il percorso Le Luci Della Centrale Elettrica, che negli anni si era fatto tortuoso ma mai privo di spunti di riflessione, Vasco Brondi sceglie di battezzare con il proprio nome questa sua seconda esistenza artistica, che a dispetto di un supposto personalismo è in realtà il disco più collettivo della sua carriera. Tanti sono infatti gli artisti che hanno collaborato con il musicista ferrarese in questa sua nuova avventura, dagli onnipresenti Rodrigo d’Erasmo ed Enrico Gabrielli, fino ad Alessandro ‘Asso’ Stefana, Gabriele Lazzarotti, Mauro Refosco, Paul Frazier e Federico Dragogna, che ha prodotto il disco con Taketo Gohara.

Difficile comunque non rapportarsi ai quattro dischi precedenti, perchè Le Luci Della Centrale Elettrica è sempre stato Vasco Brondi e Vasco Brondi è sempre stato e sempre sarà Le Luci Della Centrale Elettrica. D’altronde, “Paesaggio dopo la battaglia” sembra proprio riprendere le storie e i personaggi dei primi tempi, raccontandone evoluzioni e involuzioni, tratteggiandone i contorni da angolazioni diverse, dando voce a fallimenti e speranze di una generazione che ha attraversato questi cazzo di anni zero senza alcuna soddisfazione.

Più “Terra” che “Canzoni da spiaggia deturpata“, più popolare che punk, il linguaggio del nuovo Brondi è sempre criptico e spezzettato, plumbeo ma meno eremitico, volto stavolta non solo ad elencare le regole e le costrizioni dell’esistenza post-urbana, quanto ad una riflessione più ampia sulle leggi dell’universo in un periodo di isolamento forzato. Il caratteristico flusso di coscienza del cantautore emiliano si dilata e si appoggia a ritmiche e melodie più ariose, che spesso e volentieri sfociano in danze paradossali, come nella title-track, racconto ruffiano ma tutto sommato efficace delle vicende di un Italia pre e post pandemia, o nella profetica (?) Ci abbracciamo, che indossa quel vestito pop già intravisto nell’ultimo capitolo de Le Luci. “Paesaggio dopo la battaglia” mescola momenti evocativi e corali come 26000 giorni e Adriatico (con gli Extraliscio), ad altri più intimisti e raccolti come Il sentiero degli dei, Città aperta e Due animali in una stanza – questo il pezzo migliore del disco – mostrandoci un Vasco Brondi che rispetto al passato spazia maggiormente tra umori e approcci diversi alla materia cantautorale.

Il sound è pulito, affettato e stratificato, lontano anni luce dall’epoca della produzione di Canali, strizza più volte l’occhio alle sonorità del pop e dell’it-pop (se mai ci fosse ancora un confine), ma salvo esperimenti di commistione decisamente mal riusciti come Mezza nuda o momenti di nostalgismo insapore come Chitarra nera o Luna crescente, la poetica di Brondi appare comunque sincera e necessaria come sempre, in grado di raccontare e comunicare.

Viene da pensare che l’intento di Vasco Brondi in questo suo secondo disco d’esordio sia quello di prendere in prestito gli idiomi e il registro del pop per piegarli alla sua cifra cantautorale ormai matura e riconoscibilissima. Non sempre la missione risulta compiuta, talvolta una delle due dimensioni soffoca l’altra prendendosi la scena e inciampando su stessa, ma la strada potrebbe essere quella giusta.

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