Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Dordeduh – Har

2021 - Prophecy Productions
avantgarde black metal

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Timpul întâilor
2. În vieli?tea uit?rii
3. Descânt
4. Calea magilor
5. Vraci de nord
6. Desferecat
7. De neam vergur
8. V?znesit


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Riuscire a trovare un punto d’incontro fra tradizione e spinta evolutiva che sia credibile non è compito semplice, soprattutto quando parliamo di metal. I rischi sono tanti, spesso troppi, e ancor più spesso il risultato finale non è tra i più entusiasmanti. Hupogrammos e Sol Faur, o meglio, Edmond Karban e Cristian Popescu, invece, scrivono una sorta di manuale alchemico di come far collimare le due linee temporali, tramutandole in materia che risplende di luce propria.

Ai maestri e connazionali Negură Bunget il duo rumeno deve molto, ma se pensate che “Har” sia derivativo dei lavori del mai troppo compianto Gabriel “Negru” Mafa, siete fuori strada. Il suono dei Dordeduh (completati da Andrei Jumugă e Flavius Misarăș) pare un’allucinazione, tante solo le catene di forza che vanno creandosi all’interno dell’album, mutandone l’aspetto uniformemente, fino allo stremo, perché è nella potenza melodica, anche quando al servizio della devastazione, che il lavoro trova i suoi appigli migliori, nonché nell’uso della propria lingua natìa.

Più la composizione si diversifica più gli strati si connettono gli uni agli altri (più “in là” ci sono solo i Solefald), ed ecco che sotto lo stesso tetto convivono amare sezioni orchestrali e grandeur metalliche pregne di ferocia, perturbanti stille elettroniche kosmiche e strumenti della tradizione (tambal, toaca, tulnic, nai, fluier, caval, dube, timbale, lemne, mandola) finiscono per amalgamarsi trovando una terza via di uscita in un susseguirsi di scenari ogni volta differenti, con le chitarre a fare da collante e martello pneumatico, quando non intente ad involarsi nello spazio aperto, innestandosi negli interstizi che non mancano, più d’una volta, di riportare la cifra dalle parti del black metal sinfonico più classico.

Karban poi alterna vocalità cavernose a brillanti viaggi in materia operistica, melodicamente ispirate ad Est dei Carpazi dando sostanza e ampliando ulteriormente uno spettro già di per sé estremamente ampio, tinteggiando le pareti della stanza con un intonaco dal color spirituale.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni