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Genghis Tron – Dream Weapon

2021 - Relapse Records
post metal / psych / synthwave

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Tracklist

1. Exit Perfect Mind
2. Pyrocene
3. Dream Weapon
4. Desert Stairs
5. Alone In The Heart Of The Light
6. Ritual Circle
7. Single Black Point
8. Great Mother


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“Carramba, che sorpresa!” si potrebbe dire per vari motivi. Dimenticatevi i Genghis Tron di “Board Up The House“, il gruppo che mischiava sorprendentemente grind, metal, cambi di ritmo repentini e derive math alla Dillinger Escape Plan, glitch ed inserti elettronici, non sembrerebbe lo stesso che sto andando a recensire e questa risulta essere la prima, lampante e più importante novità.

A distanza di più di dodici anni, sempre per la Relapse Records, torna la band di Brooklyn con “Dream Weapon” che vede la coppia storica Michael Sochynsky ed Hamilton Jordan affiancati dal nuovo cantante Tony Wolsky (seconda novità), già con i The Armed, ed il sempre più richiesto ed apprezzato batterista Nick Yacyshyn, già nei Baptists e nei Sumac, altra grossa novità (la terza) rispetto al passato. I Genghis Tron aggiungono quindi una vera batteria alla drum machine ancora comunque presente, ma non certo una batteria qualunque!

La voce dell’ottimo Tony Wolsky, che sostituisce Mookie Singerman, non è mai in primo piano, ma si presta moltissimo alla nuova strada musicale intrapresa dalla band, che ora suona come un incrocio originale ed assolutamente riuscito tra post metal dalle venature vagamente prog alla Porcupine Tree ed aperture psichedeliche, con un pizzico di synthwave anni 80 che rimanda ai Depeche Mode. Un’evoluzione che non mi sarei mai immaginato ma che aggiunge profondità ed emozionalità rispetto alle furiose e impattanti scariche elettriche e storte del passato.

I brani di “Dream Weapon” risultano essere ossessivi, ipnotici, ma al tempo stesso potenti, più dilatati anche come minutaggio, meno articolati ma comunque complessi, con un uso equilibrato e magistrale perfino del vocoder e l’utilizzo di delay vari. Sembra che i Genghis Tron abbiano deciso di ripartire da zero con un nuovo percorso, o forse sarà una parentesi nella loro discografia, chi lo sa, solo nuovi lavori futuri potranno dirci se “Dream Weapon” sia stato una deviazione momentanea o un cambiamento radicale, o magari ancora solo un disco di transizione anche se direi più di rivoluzione. Fatto sta che risulta essere un lavoro davvero ben riuscito ed allo stesso tempo una piacevole sorpresa.

Il disco, registrato nell’arco del  2020, cresce ascolto dopo ascolto ed a causa della pandemia e del distanziamento sociale annesso la sua gestazione è stata molto lunga e complessa, cosa che ha permesso però alla band di lavorare nei minimi particolari e dettagli, perché a detta loro li “ha costretti a essere particolarmente minuziosi nell’assemblare il tutto e nel curare i passaggi.

Dream Weapon” si apre con un’intro strumentale che ricorda le atmosfere create dai Mogwai, ma è con Pyrocene che si percepisce in modo forte la nuova impronta e rispetto ai dischi precedenti si nota un utilizzo preponderante di synth ed elettronica che la fanno da padrone su tutte le tracce del disco e sono decisamente più in primo piano rispetto al passato. La title-track seguente è forse il brano del lotto che più si avvicina a quello che furono i Genghis Tron, quanto meno per l’inizio martellante, distorto e veloce. Da metà brano in poi, però, la voce melodica e sognante di Tony Wolsky, che ricorda quella di un cantante di una band shoegaze o dream pop, è l’elemento che la distingue di più rispetto a quanto fatto in precedenza.

Dopo un altro breve intermezzo onirico strumentale, con Alone In The Heart Of The Light si sente in maniera marcata la presenza di Nick Yacyshyn con la sua batteria precisa, impetuosa ed incalzante che insieme ai synth costruisce un loop psichedelico in crescendo davvero notevole ed emozionante. Ritual Circle è un mix: nella prima parte sembra di sentire un gruppo synthwave, mentre nella seconda metà una band kraut-rock, come in una ipotetica jam tra i Depeche Mode che lasciano poi il posto ai Follakzoid sotto la supervisione e con la partecipazione di Steven Wilson.

Dopo la ritmata e strumentale Single Black Point si arriva al finale del disco con il botto. Great Mother è un pezzo post-metal davvero potente, in cui si riscontrano tutti i nuovi elementi che compongono il nuovo sound dei Genghis Tron ed ha un lieve retrogusto alla Deftones, soprattutto quelli di “Gore“, più influenzati dallo shoegaze. Il tutto poi è sapientemente mixato, inscatolato e prodotto ancora una volta dalle mani ed orecchie del solito impeccabile Kurt Ballou nel suo God City Studio di Salem.

Dream Weapon” è un album coraggioso e maturo che deluderà probabilmente molti fan di vecchia data, ma che ne acquisirà tanti nuovi, apre a nuovi scenari per una band vitale che non ha paura di cambiare e che sicuramente non si può definire statica ma in continua evoluzione e crescita. Quando si dice alzare l’asticella.

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