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black midi – Cavalcade

2021 - Rough Trade
math rock / noise rock / experimental

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Tracklist

1. John L
2. Marlene Dietrich
3. Chondromalacia Patella
4. Slow
5. Diamond Stuff
6. Dethroned
7. Hogwash And Balderdash
8. Ascending Forth


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Ci ho messo un po’ per capire quest’album e, come leggerete, non sono convinto di avercela ancora fatta. Prima di tutto qualcosa mi rendeva impaziente di ascoltarlo e di dare un giudizio e quindi mi sono messo a spulciare pezzo per pezzo i singoli usciti nelle ultime settimane temendo che il risultato dell’ascolto dell’intero “Cavalcade” non cambiasse. Poi perché, sempre nell’impazienza mi sono ascoltato il loro live al KEXP dove per 23 minuti non c’è un attimo di respiro e dove li stavo definendo senza troppe remore dei nuovi Contortions a cui manca il dono sella sintesi.

Il primo singolo è stata la traccia d’apertura John L e subito mi è venuto in mente questo:“Se ti chiedessi sull’arte probabilmente mi citeresti tutti i libri sull’arte mai scritti. Michelangelo, sai molte cose su di lui, le sue opere, le aspirazioni politiche, lui e il Papa, le sue tendenze sessuali, tutto quanto. Ma scommetto che non sai dirmi che odore c’è nella Cappella Sistina”. Questo è il monologo di Robin Williams in “Will Hunting – Genio Ribelle” perché è esattamente quello che avrei detto se fossi stato su una panchina insieme a Geordie Grepp, ventunenne leader dei black midi. Avrei aggiunto anche che al giorno d’oggi, quando un algoritmo può ricreare di tutto, l’anima è importante. Oggi tutto è replicabile e le macchine lo fanno meglio. Quindi ci vuole la capacità di improvvisare data dall’esperienza, in Chondromalacia Patella, secondo estratto, manca la capacità di capire cosa fare e quando, manca la Métis ad indicare il tempo e il come. Manca la passività, i suoni che scorrono dentro ed escono in forma di “pezzo” e ogni elemento esce come se si sentisse invulnerabile.

E nel terzo singolo Slow tutto è “agente” e nulla mi parla di loro quindi, per chiudere ancora con Will Hunting: “Non posso sapere niente di te che non possa leggere in un cazzo di libro a meno che tu non voglia parlare di te. Allora ci sto”. Fino a quel momento, per me, è meglio il silenzio. Quindi ero giunto alla quasi certa conclusione che i black midi stessero dicendo tutto troppo in fretta, accettando l’irruenza e l’impulsività ma sottolineando il bisogno di dare fiato agli argomenti, prendere tempo e, soprattutto, pensare meno alla performance.

Non ho ancora deciso se tutto questo lo penso ancora oppure no, sta di fatto che oggi, finalmente arriva il link per l’ascolto di “Cavalcade” e noto subito dal secondo pezzo Marlene Dietrich che i ragazzi hanno inserito un elemento di nostalgia, come per offrire una chiave di lettura differente, ecco! Eccola la passività, ecco l’elemento che rende “Calvalcade” uno dei dischi più interessanti dell’anno con tanto di sorprese quasi lo fi e chitarre indie in Diamond Stuff, stralci di Naked City in Hogwash e un cantato retrò nella closing track Ascending Forth che anche Chet Baker avrebbe apprezzato e dove mi aspettavo, sempre pronto a trovarmi di fronte alla caduta inesorabile del giovincello spocchiosetto che ad un certo punto i ragazzi partissero per pazzie sonore ai limiti del sopportabile, e invece no, i black midi mi spiazzano e danno prova di una grande maturità e padronanza artistica, il sax entra quando deve entrare e non a caso come meschinamente attendevo e allora capisco che sono ragazzi e che giustamente gli piace giocare e possono permetterselo e “Cavalcade” è un album da ascoltare per intero, solo così possiamo capire il disegno che forma: una grande prova di ispirazione collettiva.

Sicuramente li giudicherete meglio di me, io magari devo ancora digerirli un attimo per scoprire che ci hanno appena regalato il loro Disco Volante.

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