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Hidden Tracks

Hidden Tracks #8: /A\, Giancarlo Erra, Part Chimp, Superbloom, Australasia, Qlowski, Giorgio Li Calzi, United Color Of Black Metal

Hidden Tracks 6

Quanti brani ogni giorno, ogni settimana, ogni mese vengono pubblicati, ascoltati distrattamente e poi finiscono sepolti sotto un mare di altre uscite, a sgomitare per emergere e troppe volte divorati da pesci più grossi e più importanti? Questa è una delle tante domande esistenziali che ci poniamo ogni giorno in redazione, e a cui dopo alcuni tentennamenti e tentativi falliti abbiamo cercato di formulare una risposta.

Hidden Tracks vi accompagnerà periodicamente con i nostri brevi consigli riguardanti alcuni brani pubblicati in queste settimane e che riteniamo interessanti. Progetti da tenere d’occhio, di cui forse sentirete parlare nei prossimi tempi, provenienti in tutti i casi da quell’universo sommerso che più ci sta a cuore e che pensiamo sia giusto e stimolante seguire dal principio. In poche parole, la musica di cui non tutti parlano.

/A\ – Grain Sand And Mud

Facciamo un salto in Svizzera e facciamolo per incontrare tre dei migliori musicisti dediti alla sperimentazione del Paese: Emilie Zoé, cantante che tra pop e rock tramuta i fantasmi di ogni giorno in folgorazioni elettriche, Nicolas Pittet, batterista di classe che ha collaborato anche con la leggenda Lee Scratch Perry e una leggenda in persona, ovvero Franz Treichler, e se vi dico The Young Gods, beh, avrete già capito. Il trio, su richiesta del Transphoniques Festival di Saint-Imier ha dato la luce al progetto /A\, poi è arrivata la pandemia, ma il gruppo non si è scoraggiato componendo e registrando i brani dell’album di debutto che vedrà la luce a giugno per Hummus Records e Two Gentlemen. Pop rock sì, ma allucinato e allucinante, che taglia di sbieco la realtà e porta altrove. Ascoltate il singolo Grain Sand And Mud per credere.

Giancarlo Erra – Departure Tape

(c) Caroline Traitler

Giancarlo Erra è parte dei Nosound, band progressive di Roma, attiva sin da metà anni Zero, e dopo il primo solista “Ends I-VII” è pronto a tornare a luglio, sempre su Kscope, con il nuovo “Departure Tapes“. Srotolate una cartina e triangolate la sua posizione partendo da Brian Eno e Nils Frahm per trovare le sue composizioni pianocentriche e finemente elettroniche. Departure Tape è un brano toccante e sontuoso.

Superbloom – Pollen

(c) Maya Lee

Ah, gli anni ’90. Quanto ci piacciono, quanto non riusciamo a staccarcene. Oggi “Gish” degli Smashing Pumpkins ne fa trenta, pensate un po’, e i Superbloom di certo festeggeranno assieme a noi. Non siamo a Chicago, bensì a New York City e la band ha proprio la band di Billy Corgan tra i numi tutelari e li sentirete tutti nella bellissima Pollen, title track dell’album in uscita il 14 giugno e masterizzato nientemeno che da messer Will Yip, già dietro al banco mix di Quicksand e Code Orange. Mica male.

Part Chimp – Back From The Dead

Arrivano delle gran legnate dalla Terra d’Albione e per comprenderlo basta entrare nel reame dei Part Chimp. Il gruppo inglese prende il noise rock e lo fa suonare con violenza devastante, tra distorsioni e grida, sezioni ritmiche rutilanti e situazioni mostruose. Lo dimostreranno ancora una volta sul loro nuovo “Drool” che verrà pubblicato da Wrong Speed Records e Learning Curve il 4 giugno. Back From The Dead è un titolo che è un programma, difatti la band evoca una certa quantità di zombie e la piazza davanti alla cinepresa.

Australasia – Perdere

Graditissimo ritorno degli Australasia, progetto del polistrumentista pugliese Gian Spalluto che da queste parti abbiamo sempre apprezzato (e con un nome così non poteva essere altrimenti). Perdere – che arriva a 6 anni di distanza dall’ultimo album “Notturno” e a 2 dalla doppietta di singoli Mercurio Argento – è il primo di una serie di singoli che saranno pubblicati nell’arco dei prossimi mesi e che riflettono tra speranza per il futuro e paura per un mondo che probabilmente non tornerà mai più indietro. Solite belle atmosfere tra post-rock e post-metal, l’incedere è onirico è ipnotico ma sempre pronto a deflagare. Ben tornati.

Qlowski – Folk Song

(c) Chiara Gambuto

Altra uscita interessante firmata Maple Death Records (l’etichetta di Jonathan Clancy dei Settlefish) che, in attesa del disco di Blak Saagan di cui vi abbiamo parlato il mese scorso, si appresta a pubblicare “Quale futuro?“, album d’esordio dei Qlowski, band italiana di stanza a Londra. I territori sono quelli di post-punk tipicamente british, arricchito da accenni di flower punk e noise rock. Nostalgia, , frustrazione, nichilismo, ma paradossalmente anche speranza. Provare per credere, Folk Song è il terzo estratto in anteprima, l’album esce il 4 giugno.

Giorgio Li Calzi – Enjoy The Silence (feat. Arto Lindsay)

(c) Daniela Foresto

Pensate a come potrebbe suonare una cover di Enjoy The Silence dei Depeche Mode e poi all’esatto contrario. Ecco, il secondo caso è quello messo in scena dal trombettista torinese Giorgio Li Calzi con la collaborazione dell’icona dell’avanguardia newyorchese Arto Lindsay. La loro singolare versione del classico della band di Dave Gahan e soci, primo estratto dal nuovo album del jazzista piemontese “The Book Of Target Maintenance“, in uscita a luglio, è straniante, claustrofobica ma al tempo stesso rassicurante. È la colonna sonora delle nostre città, delle nostre esistenze svuotate dal lockdown, un incontro tra i suoni caldi della tromba di Li Calzi e della chitarra di Lindsay con le sferzate gelide dell’elettronica. Il tutto è ben raffigurato dal video che mette insieme le fotografie in bianco e nero di Alessandro Albert e le elaborazioni dal visual artist Massimo Violato in una Torino spettrale.

United Color Of Black Metal – VI

(c) Claire Faggianelli

Uno legge United Color Of Black Metal e si aspetta una scarica di blast beat e inni al demonio sparati in faccia a velocità supersonica, o almeno qualcosa di simile. Ebbene, il singolare progetto dei francesi Jean-Baptiste Geoffroy e Guillaume Brot non è nulla di tutto ciò. Musica cerebrale, sperimentale, disturbante, tra l’elettro-acustica, il noise e il field recording. Se vogliamo, in comune con il black metal ha la sorprendente capacità di scuotere le budella dall’interno, seppur in maniera lenta, progressiva, subdola. Il video di VI, primo estratto dal secondo album “Synchronicités” (dal 4 giugno su Kythibong), sembra uno di quei visual che si trovano nei musei di arte contemporanea e che inquieta e affascina senza capirne fondamentalmente il perché.

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