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Portal – Avow / Hagbulbia

2021 - Profound Lore
experimental death metal / noise

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Tracklist

Avow
1.Catafalque
2.Eye
3.Offune
4.Manor of Speaking
5.Bode
6.Drain

Hagbulbia
1.Stow
2.Of Straw & Cloth
3.Grail
4.Weptune
5.Hexodeus


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Quando qualche settimana fa i Portal hanno pubblicato Eye come anteprima del nuovo disco “Avow” sentivo che qualcosa non quadrava come avrebbe dovuto. Dai matti australiani ti aspetti sempre qualcosa di diverso ed è forse per quello che avevo una mezza sensazione che quei cinque minuti e mezzo (deliranti per chiunque ma abbastanza canonici per i loro standard) fossero solo la punta dell’iceberg. Iceberg che puntualmente ha rivelato tutta la sua vera mole il 28 maggio, giorno in cui Profound Lore annuncia non uno, ma ben due album.

Ciò che hanno fatto i Portal con la combo “Avow“/”Hagbulbia” è quello scindere le due caratteristiche che li ha sempre contraddistinti: quella metal cavernosa, labirintica e claustrofobica e quella noise ancora più cupa e disturbante. “Avow“, infatti ci spara in faccia quarantatré minuti di death metal dissonante in cui mai come prima possiamo discernere il folle songwriting della band grazie ad una produzione molto più pulita e bilanciata che in passato (scordatevi il muro di low end di Vexovoid o il suono perforante di Ion). Non ci sono grosse sperimentazioni sonore in brani come Eye, Offune o la più atmosferica Bode dal riff quasi black metal. Il genio chitarristico della coppia Horror Illogium e Aphotic Mote esplode però nelle tre restanti tracce, dal finale grandioso di “Manor Of Speaking”, passando per “Drain” fino ad arrivare all’opener “Catafalque” caratterizzata da un riffing che risulta totalmente distante da qualsiasi concezione standard. Nove minuti di continui e vorticosi saliscendi cromatici e atonali, tra blast beats e lentezze doom in un melting pot surrealista di Incantation e Morbid Angel.

Se con “Avow” abbiamo però ancora una parvenza d’umanità è con “Hagbulbia” che i Portal si distaccano completamente dagli standard del rock. I cinque brani qui presenti sono un soliloquio di scariche rumoristiche e sparuti momenti percussivi che si accoppiano ad una prova vocale spaventosa di The Curator. L’atmosfera di incubi sonori come Of Straw And Cloth e Grail richiamano gli anni neri dell’industrial scandinavo marchiato Cold Meat Industry mentre in Stow e Weptune lontani riff di chitarra sono sommersi da scariche elettriche e percussioni metalliche. Chiude Hexodeus, un lungo rituale di quasi dodici minuti memore degli Mz.412 più neri.

Totalmente distanti da qualsiasi concezione musicale attuale, i Portal raggiungono con la combo “Avow“/”Hagbulbia” il picco creativo della loro carriera portando ai massimi livelli ogni caratteristica del loro sound.

Ora ho sinceramente paura di scoprire cosa possa succedere in futuro.

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