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Alessandro Cortini – SCURO CHIARO

2021 - Mute Records
ambient / noise

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Tracklist

1. ECCO
2. CHIAROSCURO
3. LO SPECCHIO
4. CORRI
5. SEMPRE
6. VERDE
7. NESSUNO
8. FIAMMA


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Quanti pochi sperimentatori sono rimasti qui, persone in grado, pur in assenza di parole, di esprimere concetti, pensieri, filosofie ma, soprattutto, sentimenti e che con la musica pura creano scenari. Li conto sulle dita di una mano, me ne vengono in mente sempre meno, di anno, in anno, e tra di loro annovero Eraldo Bernocchi, Nicola Manzan, Xabier Iriondo, Stefano Pilia e Alessandro Cortini.

Il compositore emiliano, entrato nel nostro campo uditivo dopo l’ingresso in formazione nei Nine Inch Nails, è destinato a restare tra quei visionari in grado di creare mondi, dar loro una forma e un contesto. Un contesto, ecco, il grande assente di questi anni segnati dall’immobilismo in cui si fa di tutto pur di non contestualizzare. Ma le opere, quelle d’arte di cui la musica fa parte (checché per assurdo si cerchi di dire il contrario da tipo sempre, in Italia), necessitano di una sceneggiatura, di un significato che si rispecchi nel significante, e in tutti i suoi album Cortini ne crea uno, lo spiega magari a parole, per dare il La al pensiero, e poi si china sui suoi strumenti e crea, lo fa risuonare.

Ecco, i suoi strumenti, per “SCURO CHIARO” la sperimentazione si spinge nel suo campo ideale, la creazione, mentre lo crea e lo registra, Alessandro lavora con Make Noise ad un apparecchio chiamato Strega, e non importa in che epoca siano stati concepiti i suoni (in questo caso già due anni fa durante la lavorazione di “VOLUME MASSIMO”), vanno raggruppati e gli va data una casa, una vita. Ma torniamo un attimo al contesto, alla storia che si vuole raccontare, perché Cortini ne prepara una tutta nuova, che però è antica come l’essere umano, è fatta dei contrasti che albergano nella vita di tutti i giorni, nei sentimenti che, anche quando positivi, hanno un risvolto che fa dolere il petto, si insinuano nella lotta ad essere migliori e creano sfumature, magari stingono e fanno sentire freddo.

Freddo, sì, perché “SCURO CHIARO” è un album che fa rabbrividire, porta in dote risonanze granulari, massimali e minimali, si spinge in uno spazio cavo e lì comincia la creazione di strutture aritmiche le cui sintetizzazioni distorte rivoltano il cuore come un calzino. Non ci sono appigli, sembra di star sospesi nel vuoto, nel nulla, c’è tanto rumore quanta melodia, a tratti epica che si gonfia in onde gigantesche e poi s’infrange in arpeggi gelidi, scaldandosi un attimo dopo, in schegge noise che, scoppiando, finiscono piantate nel muro, ed ecco di nuovo la calma, la sensazione di smarrimento, il tempo è dilatato come non mai ed è bianco, un bianco accecante, si sente quasi il sapore metallico in bocca di quelle giornate piovose che non vogliono saperne di andarsene, lasciando strascichi impossibili da lavare via, e così restano lì, sospese, in attesa che tutto migliori.

Della difficoltà di descrizione di album di questo tipo ci si può liberare solo lasciandosi trasportare dal suono che propagano, e, a fatica, si trovano le parole per chiudere la questione, io per farlo prendo in prestito il titolo di un brano di Nurse With Wound: quando finisco “SCURO CHIARO” (non voglio avere) incubi easy listening. Gli unici che voglio hanno questo sound che atterrisce.

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