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Hyunhye Seo – Strands

2021 - Room40
noise / classica moderna

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Tracklist

1. Strands I
2. Strands II


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Dopo aver collaborato all’assoluzione dai propri demoni di Xiu Xiu su “OH NO”, Hyunhye Seo (better known as Angela) passa ai suoi personali. Jamie Stewart lascia il microfono e passa dietro al banco mix, mentre Seo lavora ai pensieri, elaborandoli in forma di album, per un totale sole due tracce.

Strands” è elucubrazione sui propri lunghi capelli neri, sempre presenti, come un promemoria di ciò che è stato e non sarà più. Hyunhye s’interroga sul loro essere e, al contempo, non essere parte di sé, le ricordano del passato, quando ballava forsennata in qualche club, e di come oggi ciò non accada più. Diventano un motivo per guardarsi dentro, per capire cosa vuole, a chi interessa di quei suoi lunghi capelli neri. Una matassa filiforme, che si traduce in un suono cavernoso, noise ondulare, lunghe scie di synth che si insinuano al rallentatore, come una cascata senza luce. Ci sono qua e là illusioni di movimento, attimi di pace che paiono barlumi di speranza, presto di nuovo inghiottiti in un gorgo di totale annichilimento.

Un pianoforte si fa strada nelle tenebre e tutto si ribalta, la scena cambia rapidamente e ci ritroviamo in un teatro vuoto, Seo ad attivare martelletti che percuotono corde e il suono si propaga veloce in tutta la stanza e pare di vivere all’interno di un’allucinazione, fughe, cascate, cellule di night club di tempi perduti che s’infilzano nel corpus classico dello strumento (soluzioni già care ad Amanda Palmer), illusioni di canone inverso e repentine successioni che, amalgamandosi creano un corpo altro, in caduta libera allacciati in una catena melodica ipnagogica, come un viaggio a ritroso in cui futuro e passato si scontrano talmente forte da lasciare spiazzati.

Quando tutto si spegne lasciando spazio al solo silenzio pare di sentire la voce di Hyunhye dire “You may not remember me, but you’re sure to find a strand of me long after you’ve forgotten”. Un monito vero e proprio.

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