1. CEMENTO
2. CARNE
3. RAG
4. ATROCITIES
5. SOMEONE LOCKED THE DOOR
6. DECAPITO
7. TRA LE DITA
8. FATTI D'ARME DI UNA GUERRA SENZA FORTUNA
9. HOUDINI
10. _
“Ci ho provato
fino in fondo
ma non è
successo niente
ma alla fine
cosa aspetto a fare?”
Ve la faccio semplice. Volete le mazzate senza troppe pretese?
Ascoltatevi questo disco.
Furia post-hardcore, produzione sporca con i fuzz affilatissimi scuola Albini, voce distorta, impalcature noise fedeli alla lezione dei Jesus Lizard (quelli di Liar in particolar modo) ma che gli vanno in tiro pensando agli italiani BRUUNO e una sezione ritmica speditissima che non disdegna momenti più tecnici e ricercati verso il mathcore. Ah sì, c’è pure il synth, usato per dare ancora più nervosismo nei brani e un paio di filler nella tracklist che potranno sembrare autoreferenziali a un primo ascolto ma che contribuiscono a dare un atmosfera asfittica al tutto (Atrocities e Someone Locked The Door – per intenderci). Se non vi basta ci buttiamo in mezzo un parterre di etichette di tutto rispetto: si va dall’americana The Ghost Is Clear all’emergente troppistruzzi che tante cose belle sta facendo in questi mesi, passando per la DIY label Zero Produzioni, 1a0, Vollmer Industries, HÏR, Bari Hardcore e Rodomonte Dischi. Insomma, un po’ di gente che si è sbattuta per questo disco a ragion veduta”. Il tutto orgogliosamente made in sud, da una Bari metropolitana raccontata con laida ferocia.
E tutto lì, tutto deve stare. Le pretese sono poche perché “Cemento” è un disco che ha come unica pretesa quella di prenderti la testa e sbattertela al muro. Non che passino in secondo piano i virtuosismi, perché gli Strebla sono la dimostrazione che per fare bene il punk devi saperlo suonare. Il punto però è che il colesterolo sonoro è tutto nella pacca e nella spinta, in assoluta controtendenza con chi fa hardcore oggi cercando di differenziare l’offerta attraverso la ricerca sonora e la melodia. Tuttavia anche quando si riconfigura la forma-canzone in momenti più evoluti l’ascolto non perde quota (es. Decapito), ma è in momenti più immediati come Cemento, Carne, la maestosa Tra Le Dita o l’ambiziosa Houdini – riferimento che solo un ipocrita o un ingenuo non ricondurrebbe ai Melvins – che si raggiungono le vette di questo monolite.
Per chi fa il fondamentalista è roba già sentita, ma uscirsene con un disco del genere vuol dire anche lasciare i fondamentalisti a cavare il sangue fuori dalle rape. Per tutti gli altri ribadisco il concetto che se ti serve una mezz’oretta di macelleria sonora puoi tranquillamente accomodarti al tavolo degli Strebla. Fidati: ti faranno a pezzi.