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Stöner – Stoners Rule

2021 - Heavy Psych Sounds
stoner rock

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Tracklist

1. Rad Stays Rad
2. The Older Kids
3. Own Yer Blues
4. Nothin’
5. Evel Never Dies
6. Stand Down
7. Tribe / Fly Girl


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Brant Bjork e Nick Oliveri tornano in pista insieme come vecchi compagni di banco che non si sentono da anni ma che, quando lo fanno, è come se non fosse passata un’ora. Fondano gli Stöner insieme al batterista Ryan Güt, il tutto sempre sotto l’ala della Heavy Psych Sounds che non ringrazierò mai abbastanza.

Quello che più mi ha colpito di “Stoners Rule” è che ci si rende conto che i ragazzi suonano come se lo stoner fosse un genere classico, come ormai si suona il country o il delta blues. Ormai non è più solo un discorso di Kyuss o non Kyuss, non è più quello il punto di riferimento altrimenti non ne usciremmo più, il punto oggi non è la band madre ma il genere: lo stoner che entra grazie ai suoi protagonisti tra i generi consolidati, vivi, cosa che, per esempio, non è successa al grunge il quale, a differenza di molte voci discordanti, era assolutamente inquadrabile e che è rimasto, purtroppo, datato.

È questo il senso di una band come gli Stöner, quello di suonare stoner rock come un genere che esisterà sempre, che c’è. Che è nato per restare, nato nel deserto, sì, il deserto che ci hanno fatto conoscere che non è altro che uno spazio parallelo, è uno stato mentale, è una proiezione psichedelica perché puoi ascoltare “Stoner Rules” in pianura padana come sulle colline toscane che sarai sempre trasportato in quel deserto. E non c’è alcuna nostalgia, nessun rimando al passato, al mito, l’intenzione unica è di andare avanti a tutta forza e il suono, quel suono, diventa, con il consolidarsi dello stile, soprattutto un rifugio. Perché non c’è bisogno di essere nostalgici, “Shit don’t change, rad stays rad” canta Bjork nell’opening, ed ha ragione: le cose non cambiano, se uno è figo è figo. E lo stoner è proprio quello, è un nuovo birth of the cool, cool senza voler apparire, ma da cogliere solo se metti le mani nella sabbia umida di notte e secca di giorno, ustionante in molti casi, è un suono che non si mostra alla massa ma attende l’ascoltatore come un diavolo buono e paziente e quando arrivi sai che non vorrai più andartene.

E mentre la voce di Oliveri impazza in Evel Never Dies ci ritorna in mente da chi arrivavano le schegge infuocate di “Songs For The Deaf” e quando il fantasma dello slow boogie infesta Own Yer Blues, ci rendiamo conto che sono ancora loro, gli Older Kids, quelli che non si possono classificare, quelli che una volta non esistevano, quelli che non si sono inventati, semplicemente non sono cambiati

Quindi, ancora una volta, fanculo tutti (giusto Nick)? Questa è la strada dello stoner, da sempre, per sempre, direzione ignota.

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