Wavves – Hideaway

“Hideaway” è il titolo settimo disco in studio dei californiani Wavves. Che rimangono sempre giovani, sempre surfisti. Con qualche chilo in meno ma sempre e qualche ritornello stancante in più ma, forse, ancora più sincretisti e informati. Partendo, come tutte la bands di San Diego, da un retaggio punkrock, nella loro carriera sono approdati, con l’album che li ha consacrati al grande pubblico, “King Of The Beach”, ad uno psycho surf dettato dalle regole dell’abuso e dello svago più viscerale, per poi tornare ad un rock più fruibile con il capolavoro “Afraid of Heights” e l’ultimo album pubblicato prima di questo “Hideaway”, che risale ormai al 2017.

Abbandonando quasi del tutto gli estremismi che li hanno caratterizzati durante la loro ormai lunga carriera, Nathan e Stephen si dedicano ad un album di ricerca abbastanza minimale nel suo insieme, composto da nove brani e pubblicata da Fat Possum, già al lavoro con Black Keys, Off! e Spiritualized. Il lavoro spazia dal surf ragionato del singolo di lancio Sinking Feeling al country rock di The blame, riabbracciando le sonorità british degli esordi della band con l’inizio sporco e sudato di Thru Hell e Marine Life. Se vogliamo proprio fare dei paragoni, Planting a garden, coi suoi chitarroni e le sue attese, può essere considerata la Demon to lean on del disco, il brano che al primo ascolto ha la cosiddetta “botta” d’impatto, catturando l’attenzione dell’ascoltatore.

Le atmosfere a primo acchito rilassate, però, come per ogni loro lavoro, lasciano un alone di occulta tristezza, ancora più tagliente e sintomatica grazie al modo in cui viene descritta. Wavves, infatti, ha da sempre significato scomodità sociale, disagio, amarezza profonda e forse questi sentimenti appaiono ancora più marcati in “Hideaway” che in ogni loro precedente lavoro. Non sto parlando di maturità espressiva, sia ben chiaro: sto solo dicendo che credo che questi ragazzi abbiano finalmente trovato un loro modo di suonare, facendo risaltare uno stile inimitabile e un’espressività unica. Forse perché si sono resi conto che non è sempre tutto dovuto.

“I’ll do my best to hideaway, from all of the bullshit chasing me. I don’t care if times erasing me: it’s been torture existing this long.”