Ad un anno di distanza dall’album d’esordio “Un paese di musichette mentre fuori c’è la morte“, i Solaris fanno un passo in avanti con il nuovo Ep “Io non trovo in lui nessuna colpa” (qui la nostra recensione), realizzato con la collaborazione di Nicola Manzan e degli Ottone Pesante. Un lavoro breve ma intenso, che riflette sulle conseguenze della crisi che sta stravolgendo le nostre vite. Ne abbiamo parlato direttamente con loro.
Partiamo dal titolo del vostro nuovo lavoro: nel vostro album d’esordio “Un paese di musichette mentre fuori c’è la morte” citavate la serie Tv Boris, stavolta con “Io non trovo in lui nessuna colpa” addirittura il Vangelo. Un contrasto apparentemente fortissimo. Come si lega questa scelta alla vostra musica?
Per quanto riguarda la stesura dei titoli dei nostri progetti, solitamente ci lasciamo ispirare dall’emotività del momento. Il titolo del nuovo EP è preso da una situazione in cui l’assurdo si interseca con il folklore della superstizione, che nel dettaglio è rappresentato dall’audio in conclusione del pezzo 0055AA.
Quanto ha influito il lockdown, la pandemia e tutti i suoi tristi accessori nella genesi dell’EP?
L’ultimo anno e mezzo ha influito molto sulla stesura di questo EP, a iniziare dalla collaborazione con Manzan e gli Ottone Pesante, passando per i suoni e arrivando alla composizione vera e propria dei pezzi. In particolare, il non potersi trovare in sala prove ci ha portato alla necessità di cercare collaborazioni a distanza per non stagnare in un isolamento forzato. Sicuramente il lockdown ha ispirato il testo di Marcho, che riguarda la situazione di sacrificio e sforzo, per arrivare a poco più della sopravvivenza, in cui tanti si sono trovati durante questa crisi che ha evidenziato ancora di più le disparità di classe già ampiamente presenti.
Com’è nato l’incontro con Nicola Manzan e gli Ottone Pesante?
La collaborazione con Nicola Manzan e gli Ottone Pesante è nata grazie all’intervento di Chris Angiolini della nostra etichetta Bronson Recordings, che ringraziamo per aver creduto in noi a partire dal nostro disco precedente.
Come si è sviluppato il processo creativo e di registrazione dei brani? Avete lavorato tutti assieme oppure in momenti separati?
Abbiamo composto i pezzi alla fine dell’anno scorso in sala prove, durante gli sporadici momenti in cui era possibile incontrarsi. Dopo una prima sessione di pre-registrazioni presso lo StoneBridge Studio da Andrea Cola, il risultato è stato inviato a Nicola e agli Ottone che hanno registrato le loro parti e il tutto è stato concluso durante una seconda sessione allo stesso studio.
Marcho è dedicata alla figura di Marco “Marcho” Bedini: ci spiegate il perché di questa scelta?
Il pezzo parla di una continua marcia, il che ci ha dato l’occasione di citare tramite un gioco di parole un personaggio a cui siamo molto legati, sia come persona che come artista.
Una domanda scomoda, che forse scomoda non è: quali sono, se ci sono, i vostri artisti di riferimento?
Le nostre influenze per questo EP sono: Failure, Magic Voice, Unwound, Hum, Rafiq Bhatia, Clutch, Low, Jesu, One Dimensional Man, Super Elastic Bubble Plastic, Slayer e Verdena.
In Italia ultimamente sembra manchi la volontà di osare, di lavorare insieme per creare un’alternativa forte, di sentirsi parte di qualcosa di collettivo, una Scena insomma. Qualcosa però ultimamente sembra muoversi, e anche il vostro EP e l’idea di questa collaborazione a 3 mi sembrano un bellissimo segnale. Cosa ne pensate? Ha ancora senso parlare di scena, di alternativa?
Il concetto di scena purtroppo è diventato un finto contenitore creato dai critici anziché dagli artisti stessi. Molte volte vengono accomunate correnti musicali per motivi più di catalogazione che di effettiva vicinanza. Al di là della speculazione dei critici musicali, crediamo che ritrovarsi con delle band con le quali abbiamo condiviso il palco e il bancone del bar sia sempre un’esperienza di comunità che vale la pena di vivere.
Avete già in programma di mettervi al lavoro su di un nuovo album?
A dire la verità, non sappiamo esattamente come suonerà il nostro prossimo disco, però sappiamo che sarà suonato con mazze e pietre.
La situazione la conosciamo tutti, ma nei vostri piani c’è anche quello di tornare sul palco? Magari in formazione allargata con Nicola Manzan e gli Ottone Pesante?
Stiamo aggiornando il calendario per i prossimi mesi, ma possiamo anticiparvi che il 10 agosto saremo in formazione allargata con Manzan e gli Ottone all’Hana-Bi, dove divideremo il palco con i San Leo.
In chiusura: volete consigliarci qualche disco uscito in questa prima metà del 2021 che vi abbia colpito particolarmente?
I dischi che ci hanno particolarmente colpito in questo primo semestre sono: l’omonimo disco de La Mala Sementa, che annovera nella line up anche gli stessi Nicola Manzan e Paolo Raineri degli Ottone Pesante, oltre a “Reset” dei Bachi da Pietra e “Tonic Immobility” dei Tomahawk.