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Bottomless – Bottomless

2021 - Spikerot Records
doom metal

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Tracklist

1. Monastery
2. Centuries Asleep
3. Bottomless
4. The Talking Mask
5. Ash
6. Losing Shape
7. Loveless Reign
8. Vestige
9. Cradling Obsessions
10. Hell Vacation (Bonus Track)


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Se il buongiorno si vede dal mattino, allora vuol dire che i Bottomless hanno davanti a loro un futuro luminosissimo. E poco importa se il genere che ci propongono è doom metal nella sua forma più oscura, cattiva e minacciosa; perché l’album d’esordio della band di Bologna, sulle scene dal non lontano 2016, è così brillante da riuscire, a tratti, a esser persino accecante.

Il trio emiliano non fa davvero nulla per nascondere la propria passione per i grandi classici del passato. Nei nove brani (più la bonus track Hell Vacation) che ne compongono il debutto è possibile percepire in maniera chiara l’influenza dei loro conclamati maestri.

Il comunicato stampa che accompagna l’uscita del disco cita artisti del calibro di Saint Vitus, Trouble, Pentagram, The Obsessed e, inutile pure starlo a specificare, gli immancabili Black Sabbath, dai quali si recupera il gusto per le atmosfere luciferine (Bottomless, Cradling Obsessions), i riff abbondanti e super-accattivanti (quelli di Losing Shape e Centuries Asleep si stampano letteralmente in testa) e la lentezza opprimente, sfruttata appieno per aggiungere un pizzico di solennità e malvagità alle già di per sé perfide Ash e Loveless Reign.

Forse sono solo impressioni ma, sparsi qua e là, sembrano palesarsi “spettri” sonori che richiamano le note tenebrose dei Cathedral, il putridume viscoso dei Down (l’appena citata Loveless Reign), lo stoner muscoloso dei Monster Magnet (la psichedelica The Talking Mask, in bilico tra space e hard rock) e persino il grunge crepuscolare degli Alice In Chains e dei primi Soundgarden (Monastery).

Mi rendo ben conto che, tirando in ballo tutti questi confronti pesanti, rischio di non rendere onore ai poveri Bottomless, facendoli passare per l’ennesimo gruppo che si limita a ripetere a pappardella la lezioncina. Qui di scopiazzature, però, non ve n’è neppure l’ombra; la band di Giorgio Trombino (voce e chitarra), Sara Bianchin (basso) e David Lucido (batteria), infatti, sa come rendere originale e coinvolgente una formula antica e genuina come quella del doom metal di stampo ‘70s/’80s.

Tanta passione, un mare di personalità e competenze tecniche a dir poco invidiabili: sono essenzialmente questi i segreti di un trio da seguire con grande attenzione.

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