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Zahn – Zahn

2021 - Crazysane Records
noise rock / post punk

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Tracklist

1. Zerrung
2. Pavian
3. Tseudo
4. Gyhum
5. Schranck
6. Lochsonne Schwarz
7. Aykroyd
8. Staub


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Il progetto Zahn fa il suo esordio discografico con questo album omonimo dalle sonorità ruvide e caotiche. La band tedesca con base a Berlino nasce sotto forma di super gruppo, cercando di spiazzare l’ascoltatore e lo trascina dentro un vortice malato e rumoroso. Al suo interno troviamo ex componenti di band storiche del panorama post-punk e noise.

Il trio è formato dal batterista Nic Stockmann (Heads), il bassista Chris Breuer (Heads e ex-The Ocean) ed il chitarrista Felix Gebhard (musicista che accompagna dal vivo gli Einstürzende Neubauten). Inoltre troviamo anche altri ospiti eccellenti, inseriti tra le varie tracce, per un risultato notevole frutto di un espressione solida e mai scontata. Il disco viene prodotto per l’etichetta Crazysane Records, che tratta già collettivi sperimentali, vicino al kraut rock e new wave. Nelle otto tracce, tutte diverse tra loro, ma allo stesso tempo collegate in uno schema ben definito, la grande qualità dei tre musicisti si spalma sopra un sound complesso e irregolare, spaziando tra i diversi generi con una sicurezza invidiabile.

L’apertura oscura di Zerrung è un viaggio apocalittico sopra un tappeto graffiante steso dalle chitarre, che avvicinano il sound alle atmosfere del post-rock. La carica martellante della sezione ritmica esplode a dovere, insieme al basso spaventoso di Chris per un’apertura pazzesca. Segue il tiro diretto di Pavian, un brano che si sposta su tematiche post-punk vecchio stampo e le strutture acide accelerano lungo tutta la sua durata, portando il percorso al caos più totale. Tseudo è il primo singolo e lascia spazio a melodie psichedeliche, con la chitarra incantevole di Felix che si cimenta su un brano leggero e orecchiabile, avvolta dalle note corpose del basso. La composizione scorre lentamente su un giro ripetitivo e originale, che a tratti sfocia nel progressive cosmico.

La devastante Gyhum mescola invece i vari rumori industriali, che prendono vita su un pattern lucido e infernale. La traccia viene impreziosita dal lavoro enorme del sassofono, che splende di luce oltre ogni aspettativa. In questo brano Sofia Salvo, l’ospite aggiunto a sorpresa, si trova a suo agio, tanto che ricompare anche nella sensibile Aykroyd, con i suoi riff estremi da brividi. Ma seguendo il giusto ordine, ci soffermiamo sulle successive Schranck e Lochsonne Schwarz, che si presentano precise e quadrate, senza mai annoiare. Nel suo insieme le sonorità dure si incastrano al noise studiato al metronomo e l’effettistica disturbante delle chitarre è un tocco di classe. Chiudiamo con la devastazione sludge di Staub, in cui spicca il lavoro del batterista Nic, che con il suo tocco morbido si aggancia al basso ovattato e ai trip infiniti delle chitarre. Come a voler disegnare paesaggi spaziali in una galassia lontana. Una conclusione preziosa, per uno dei brani migliori di questo album.

Gli Zahn si presentano con un’opera importantey, ricca di sfumature ricercate, in cui il rumore e la violenza si abbattono su parabole soniche e lunari. I tre musicisti tedeschi uniscono le loro menti diverse e sperimentali, lasciando un segno indelebile che siamo sicuri verrà ricordato a lungo.

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