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Ulver – Hexahedron (Live at the Henie Onstad Kunstsenter)

2021 - House Of Mythology
ambient / elettronica

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Tracklist

1. Enter the Void
2. Aeon Blue
3. Bounty Hunter
4. A Fearful Symmetry
5. The Long Way Home


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È sempre delicato parlare della pubblicazione di un concerto di cui si è stati spettatori ma nel caso dell’ultima uscita degli Ulver il tutto risulta pure complicato.

“Hexahedron” è infatti il documento audio di uno dei due concerti pomeridiani tenuti nell’aprile del 2018 all’interno del museo di arte contemporanea Henie Onstad, a pochi minuti da Oslo. In quell’occasione a Garm e soci fu commissionata la preparazione di un’esibizione multisensoriale nella quale la band si ritrovò a suonare chiusa in un cubo fatto di laser, proiezioni e installazioni video molto suggestive, all’interno di una enorme stanza asimmetrica nella quale il pubblico era libero di muoversi liberamente.

Non troppo dissimile dall’esperienza di “Drone Activity” e “ATGCLVLSSCAP”, la musica di “Hexahedron” ci consegna gli Ulver nella loro forma più free, liberi di sperimentare tra ambient e improvvisazioni elettroniche di scuola kraut creando paesaggi sonori e momenti ipnotici di rara efficacia e bellezza.

L’ora di esibizione è qua divisa in cinque tracce che variano da momenti di pura musica d’ambiente alle parti più di synthpop degli ultimi due album, ovviamente in un’ottica molto più cosmica e senza nessun vincolo strutturale. Momenti come la bellissima Aeon Blue o i synth eighties di A Fearful Symmetry (l’unico brano in cui compare la voce di Garm) dimostrano certamente l’innata bravura dei Lupi nel manipolare generi e influenze diverse, eppure c’è un “ma…” su cui mi devo soffermare.

“Hexahedron” è per me un’opera incompleta, monca di quella parte visiva che ha rappresentò una parte importante di un’esperienza multi sensoriale della quale solo chi ha avuto la fortuna di parteciparvi può comprendere. Non trattandosi di un concerto nel senso classico del termine, forse una pubblicazione video sarebbe potuta essere una buona idea.

Pur essendo un capitolo non indispensabile, “Hexahedron” rimane comunque l’ennesimo, grandissimo esempio degli Ulver più trasversali e sperimentali.

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