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Lorde – Solar Power

2021 - Universal
pop

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Tracklist

1. The Path
2. Solar Power
3. California
4. Stoned At The Nail Salon
5. Fallen Fruit
6. Secrets From A Girl (Who’s Seen It All)
7. The Man With The Axe
8. Dominoes
9. Big Star
10. Leader Of A New Regime
11. Mood Ring
12. Oceanic Feeling
13. Helen Of Troy
14. Hold No Grudge


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Lorde è un’artista che si distanzia notevolmente dallo stereotipo hollywoodiano che da sempre aleggia sulle figure di cantanti e musicisti, e di questo ce ne ha dato prova in numerose occasioni. Ma ora finalmente, grazie alla sua musica, siamo stati in grado di entrare nel suo mondo ed osservare attraverso i suoi occhi le meraviglie della Nuova Zelanda, sua terra natia che tanto ha ispirato le sue composizioni. Perché l’ambiente è un tema a lei molto caro, e discussa è stata la sua scelta di rinunciare al formato CD. La sua ultima fatica discografica, infatti, ha visto la luce solo in digitale. Per gli amanti delle copie fisiche, è stata predisposta una “music box” in materiale altamente biodegradabile, questo per non avere un impatto troppo negativo sul pianeta.

Ma vediamo ora i pezzi più significativi che caratterizzano “Solar Power”, album che segna il ritorno della cantante dopo quattro anni lontana dai riflettori e dalla fama. The Path: lenta e delicata, rappresenta un’ottima introduzione. Le persone non dovrebbero cercare risposte nelle celebrità o idolatrare falsi modelli di vita; dovrebbero invece rivolgersi al sole e alla natura, così recita Lorde. Un pezzo che non annoia e che detta le linee generali di quello che sentiremo per i restanti 40 minuti. Solar Power: la canzone che ha permesso a Lorde di tornare sulla bocca di tutti dopo quattro anni di assenza dalle scene, forse una delle più orecchiabili e più riuscite del progetto. «I throw my cellular device in the water. Can you reach me? No, you can’t» («Butto il mio cellulare in acqua. Puoi contattarmi? No, non ci riuscirai»), così se ne può riassumere il tema principale.

California: Lorde ripercorre il momento in cui, anni fa, le fu assegnato un Grammy. Nonostante la California le abbia regalato la fama e prestigiosi risultati, Lorde la rifugge, preferendo crogiolarsi nel suo piccolo angolo di Paradiso. Stoned At The Nail Salon: secondo singolo estratto, fin da subito bersaglio di critiche da parte dei fan per via della somiglianza con un altro brano prodotto da Jack Antonoff, “Wild At Heart”, di Lana Del Rey. Il pezzo non aggiunge niente di nuovo a quanto già sentito, lasciandosi facilmente dimenticare. Fallen Fruit: lavoro interessante, pur non discostandosi di molto dalle sonorità dell’album. Degno di nota il bridge verso la fine, uno dei pochi concessoci da Lorde (nelle sue canzoni, infatti, sono spesso assenti) e che potrebbe ricordare alcuni momenti di “Melodrama”.

Secrets From A Girl: un esempio di come i testi della cantante siano diventati molto più introspettivi di quanto ci saremmo aspettati: il pezzo è dedicato ad una giovane Lorde, a cui la musicista si rivolge, assicurandole che tutto nel suo futuro andrà nel verso giusto. La conclusione è affidata ad un monologo di Robyn, illustre cantante svedese. Seguono poi altre tracce che non hanno poi molto da offrire. Tra queste, si distingue The Man With The Axe, dedicato ad una “persona molto speciale, come dichiarato dalla cantante stessa, ma che risulta un po’ soporifera. Big Star invece non può che strapparci un sorriso, essendo dedicato al suo cane scomparso, a cui era evidentemente molto legata.

Mood Ring: terzo singolo estratto dal disco, uno dei più orecchiabili e dei più vivaci, con un ritmo ballabile e una produzione più che apprezzabile. Chiude Oceanic Feeling, la più introspettiva e personale delle canzoni finora analizzate. Nei suoi sei minuti e mezzo, Lorde si apre ricordando dolcemente il padre e il fratello, rimuginando sul suo passato e anche sul suo futuro, immaginandosi un’ipotetica figlia, il tutto contornato dal canto delle cicale neozelandesi che si mantiene costante in sottofondo, a rimarcare lo stretto legame tra la natura e la sua musica, la sua essenza.

È evidente anche in seguito ad un ascolto sommario che l’attenzione sia rivolta maggiormente ai testi, rispetto alla musica, che nonostante un’ottima e curata produzione – ad opera di Jack Antonoff, ormai suo fidato collaboratore –, non risalta e in certi tratti addirittura annoia. Talvolta, sembra di ascoltare un’unica, lunga canzone di quaranta minuti. Ci vogliono infatti diversi ascolti per apprezzare al meglio alcuni brani.

Si può affermare con sicurezza, dunque, che “Solar Power” si discosta completamente dal precedente “Melodrama”, album universalmente acclamato dalla critica; Lorde non è più intenzionata a sorprendere e a scalare le classifiche: ora vuole godersi la vita ed essere libera di creare (e fare) ciò che vuole, senza limiti. Ha già dato. E, come da lei affermato, la vita di Hollywood non fa per lei.

E chi mai vorrebbe lasciare una spiaggia della Nuova Zelanda quando ormai hai già avuto tutto dalla vita?

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