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Chubby And The Gang – The Mutt’s Nuts

2021 - Partisan Records
garage / punk

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Tracklist

1. The Mutt’s Nuts
2. It’s Me Who’ll Pay
3. Coming Up Tough
4. On The Meter
5. Beat That Drum
6. Pressure
7. Take Me Home To London
8. Life On The Bayou
9. White Rags
10. Overachiever
11. Someone’s Gunna Die
12. Getting Beat Again 
13. Life’s Lemons
14. Lightning Don’t Strike Twice
15. I Hate The Radio


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Non siamo qui per parlare delle differenze tra “The Mutt’s Nuts” e “Speed Kills”,questo ve lo anticipo. I Chubby And The Gang sono quanto di più geniale abbia prodotto il regno Unito negli ultimi anni e questa è una realtà appurata, ma, inesorabilmente, il secondo disco arriva quasi in automatico, per tutte le band che azzeccano il colpaccio con il primo e, a corollario di tutto ciò, arrivano anche i paragoni. Necessari, sì, ma non in modo così deferente nei confronti dello stile musicale dello stesso gruppo, come la maggior parte dei fan potrebbe pensare. Perché da una parte abbiamo il prodotto, il cosiddetto “supporto”, e dall’altra abbiamo delle persone che suonano, che vivono, lavorano, ma che soprattutto ascoltano la musica dei tempi che respirano. 

I londinesi Chubby And The Gang sono un gruppo molto giovane, che ha esordito lo scorso anno. Sappiamo tutti cosa sia accaduto in quel periodo, e diciamo che formarsi nel 2019 e uscire con un debutto nel 2020 non sia stato un vantaggio tangibile, anzi. Avevano appena terminato il tour in America ed è cominciato tutto. Un’altra fase delle loro vite, un’altra presa di posizione nella loro breve carriera. Alle scadenze della quale hanno risposto pubblicando e suonando, per quanto possibile, producendo e promuovendo, anche grazie all’incessante lavoro di Static Shock. “The Mutt’s Nuts”, quindi, non è nient’altro che un ulteriore capitolo di questa continuità, che passando dai Blitz e dal punk ’77, arriva a sfiorare l’avant-pop e la new wave, riempiendo l’atmosfera con ritornelli e lunghe progressioni. È naturale che tutto ciò lasci leggermente spaesati, che l’abbandono di sonorità più sporche e punk rock possa far storcere il naso, ma i Chubby And The Gang sono ancora, lo ripeto, giovanissimi, e siamo noi la loro fanbase. I nostri gusti devono necessariamente portarci a giudicare con clangore ogni loro scelta, perché il punk è nato a Londra e l’eco si è spostato sino alla sua periferia, a Uxbridge, e ne siamo noi i portavoce. Non stiamo parlando di una moda o di un cedimento, stiamo parlando di tredici pezzi nuovi scritti da parte di un gruppo che ha dato vita ad un nuovo stile, per giunta nella patria natia del genere musicale dal quale tutto è nato. 

Il videoclip di Comin Up Tough ci aveva già dato un antipasto di come si fossero evoluti i quattro (ora cinque) londinesi, e se devo essere sincere, è una canzone forse un po’ troppo lenta e troppo Ac/Dc per far da portabandiera ad un disco nuovo.  I Hate The Radio, scelta come secondo singolo di lancio, è invece più consone al mood generale del disco, così come la superba Lightning Don’t Strike Twice si avvicina prepotentemente a sonorità più americane: tendenza, forse, favorita dal fatto che siano usciti per un’etichetta statunitense, quella Partisan Records capace di pubblicare ultimamente piccoli gioielli come i lavori di Bombino e Fontaines DC.

Ecco anche, quindi, Beat That Drum, che si poggia su di un classico giro punkrock east-coast di scuola Ramones come On The Meter, e Take Me Home To London, stonata ballatona dedicata all’altra parte della loro metropoli. Ma sono tutte suggestioni, le nostre. Probabilmente sì, “The Mutt’s Nuts” è un album troppo poco licenzioso e, sotto l’aspetto della carica affettiva, dotato di poco mordente, ma è sicuramente un lavoro che farà storia e darà il via ad una nuova era per il punk rock mondiale. Perché se vi ascoltate attentamente Life On The Bayou o It’s Me Who’ll Pay (palesemente lasciata nel cassetto dopo l’uscita di “Speed Kills”), capirete dove andrà a parare, nei prossimi anni, il rock’n’roll.

Ultimo appunto: manca, in copertina, il cane tamarro con la tuta della Sergio Tacchini. La grafica è la stessa, ma il contenuto cambia. Due singoli su tre come canzoni finali della scaletta di ascolto. Disco geniale.

Uhhg!

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