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Lady Blackbird – Black Acid Soul

2021 - jazz / soul
Foundation Music Productions

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Tracklist

1. Blackbird
2. It’s Not That Easy
3. Fix It
4. Ruler of My Heart
5. Nobodys Sweetheart
6. Collage
7. Five Feet Tall
8. Lost and Looking
9. It’ll Never Happen Again
10. Beware the Stranger
11. Black Acid Soul


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Blackbird è una canzone che appare nell’album del 1966 “Nina Simone with Strings” della grande cantante afro-americana. Non è uno dei suoi pezzi più famosi, eppure è uno dei più significativi per comprendere questa tormentata artista. Il “Blackbird” è un uccello molto diffuso in America, più o meno l’equivalente di un nostro merlo. “Perché vuoi volare Blackbird? Non volerai mai”, canta la Simone in un blues disperato, con un sound piuttosto inquietante piuttosto innovativo per l’epoca, completamente affidato alle percussioni. La canzone è un dialogo interno della cantante che riflette sulla desolazione della propria condizione di donna afro-americana.

55 anni dopo, Lady Blackbird, al secolo Marley Munroe da Los Angeles, reincarna in terra e in musica la disperazione di Nina Simone. La sua cover  di Blackbird è la traccia che lancia il suo primo album, fattosi attendere a lungo dopo il primo single del maggio 2020. L’interpretazione vocale non è da meno dell’originale, accompagnata qui in una più tradizionale maniera jazz; è il contrabbasso a rendere il tappeto percussivo e la batteria si limita ad accompagnare con le spazzole.

Musicalmente, “Black Acid Soul” non inventa granché. Questa è la musica che gente come Diana Krall ha portato in alto nelle classifiche, oltre che nei “salotti buoni” e negli auditorium chic di mezzo mondo. Ma qui manca completamente l’allure della canadese, bionda naturale, alta e magra, che ci aveva fatto dimenticare da dove vengono il blues, e quindi il jazz. Lady Blackbird ce lo ricorda brutalmente: vengono dalle sofferenze secolari di milioni di persone, prima strappate alle loro terre e schiavizzate e successivamente sfruttate e abusate, ancora oggi.

“Questa sono io, al massimo della mia vulnerabilità.” Non si concede e non ci concede sconti Munroe, in questa collezione di 11 tracce: diverse cover e qualche composizione originale. Tutte cantate con intenzione e sentimento, parola per parola. Compare tra le altre il rifacimento di un pezzo del 1969 dei James Gang (la prima band del chitarrista degli Eagles, Joe Walsh): Collage diventa qui un soul psichedelico in stile Michael Kiwanuka. Segnaliamo anche la cover di Sam Cooke: Lost and Looking, nella quale l’artista riesce nell’impresa impossibile di eguagliare e possibilmente sorpassare il “re del soul” in intensità e sentimento.

Non c’è un attimo di compiacimento nel cantato di Lady Blackbird, neppure quando affronta ballad sentimentali come Fix It o Nobody’s Sweetheart. Eppure, non dovete pensare che lo sforzo della produzione sia meno sontuoso di quanto non sarebbe stato per un disco di Diana Krall. La voce di Lady Blackbird è in evidenza; effetto volutamente cercato dal produttore già nominato al Grammy, Chris Seefried (Andra Day, Trombone Shorty, Larkin Poe, The Royal Concept), che scrive anche la maggior parte del materiale originale del disco. Quella della Munroe è una voce impressionante, che fa male; nel senso che fa male all’anima, ma anche che rischia di far male alle orecchie quando sale di tono. Ad accompagnarla c’è una band stellare: tastierista è Deron Johnson, che ha lavorato con gente come Miles Davis, Seal, Alanis Morissette; alla batteria, c’è Jimmy Paxson (Stevie Nicks, Beyoncè, Ben Harper); al contrabbasso Jonathan Flaugher (Ryan Adams, Larkin Poe); alla tromba Troy Andrews (Trombone Shorty, Eric Clapton).

Diciamolo tranquillamente: “Black Acid Soul” è un capolavoro e rimarrà, per gli amanti della musica “black”, un punto di riferimento in questo 2021. Un disco radicato nella tradizione, eppure così moderno. Un disco che punta dritto all’anima degli ascoltatori, possibilmente i più giovani. Non i bianchi di mezza o terza età, nostalgici del vecchio jazz accompagnato da un vino d’annata e da quattro chiacchiere esistenzialiste con gli amici. Bensì i più giovani, d’anagrafe o di sentimento e di qualunque colore abbiano la pelle, ma che non abbiano paura a confrontarsi con quanto di più profondo la “musica dell’anima” ha da dire su drammi privati e pubblici che, purtroppo, non sono mai passati di moda.

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