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Big Red Machine – How Long Do You Think It’s Gonna Last?

2021 - Jagjaguwar
indie folk

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Tracklist

1. Letter Days
2. Reese
3. Phoenix
4. Birch
5. Renegade
6. The Ghost Of Cincinnati
7. Hoping Then
8. Mimi
9. Easy To Sabotage
10. Hutch
11. 822am
12. Magnolia
13. June’s A River
14. Bryce
15. New Auburn


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Il progetto Big Red Machine è un’idea interessante del cantante e leader dei The National Aaron Dessner e di Justin Vernon (Bon Iver), che negli anni hanno incluso nel loro progetto svariate collaborazioni, come quella con Bryce Dessner (fratello di Aaron), Phoebe Bridgers, Lisa Hannigan, Kate Stables e, oggi, anche Taylor Swift.

Il percorso inizia nel 2008 con diverse composizioni che toccavano l’indie folk su tinte shoegaze. Solo nel 2018 i Big Red Machine hanno però pubblicato il proprio album d’esordio omonimo, incentrato su di un discorso più sperimentale, ricco di improvvisazioni. Con questo secondo album in studio intitolato “How Long Do You Think It’s Gonna Last?” il collettivo di musicisti continua la sua grande trasformazione, cercando sbocco nella musica ad un vortice di emozioni e brividi. La qualità creativa cresce d’intensità all’interno dei brani, come un racconto personale e unico.

Con lo studio attento dell’album ci facciamo trasportare dalle note dolci di Letter Days, brano di apertura che racconta una storia d’infanzia e la perdita d’innocenza, avvolto da una triste nostalgia. Il pianoforte incantevole si incastra sulla linea vocale stupenda, per un sound sensibile e prezioso. Segue Reese che regala una melodia strappalacrime, eseguita alla perfezione da Aaron Dessner, che conferisce un tocco dream pop al brano. In Phoenix troviamo il contributo in fase di scrittura di Robin Pecknold (Fleet Foxes). Qui l’atmosfera è quella di un classico brano anni ’70, impreziosito da suggestivi fiati in sottofondo. Passiamo poi a brani ipnotici come Birch e Renegade, quest’ultimo arricchito da un testo suggestivo cantato da Taylor Swift.

The Ghost Of Cincinnati e Magnolia affrontano in chiave acustica l’abbandono e la fine del matrimonio e della famiglia, il crollo della salute mentale, ponendo domande irrisolte senza tornare indietro sui propri passi. Con la onirica Hoping Then si mettono invece in risalto le voci amplificate sul tocco di una batteria programmata al metronomo e violini taglienti che completano il brano. Mimi è una traccia energica che sperimenta una forte emozione matura e ben strutturata. Il tutto si collega alla seguente Easy To Sabotage, un vortice monotono e ripetitivo che sfocia in un turbinio di voci elettroniche e sovraincise. Hutch è ispirata al defunto amico di Dessner, il frontman dei Frightened Rabbit Scott Hutchison. Continuiamo poi con il tempo sospeso di 822am e con la collaborazione di Ben Howard in June’s A River, in cui il tiro malinconico del pianoforte fa un lavoro importante. Chiudiamo con Bryce e New Auburn, due composizioni che creano un legame sottile e un invito ad aprirsi agli altri, lasciando la solitudine.

I Big Red Machine sono una salvezza da custodire con cura per l’attuale scena musicale. I diversi musicisti che si uniscono a questo infinito viaggio, vanno tutti nella stessa direzione portando un po’ di aria fresca e originale.

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