“Absolution”, pubblicato nel 2003 dalla A&E Records Limited, è il terzo album dei Muse, storica band alt-rock britannica composta da Matthew Bellamy (chitarra, voce, piano), Dominic Howard (batteria) e Christopher Wolstenholme (basso), nonché la prima band in assoluto a cui io mi sia mai affezionata.
Tutta colpa del babbo, che nel suo studio – luogo per me magico, perché pieno di scaffali zeppi di fumetti, cimeli della sua breve carriera militare, CD, cassette, riviste; ma ciò che più attirava la mia attenzione era il computer color panna con schermo a tubo catodico sulla scrivania – aveva una copia di “Absolution” in formato CD. Quando andavo alle elementari, tornata a casa da una qualsiasi giornata di scuola, mi rifugiavo in questo mio posto sacro, accendevo il computerone per giocare a Solitario o a Campo Minato (vecchia dentro anche in età prepuberale) e mettevo su – indovinate un po’? – proprio “Absolution”. Inutile dire che sia stato il mio primo approccio al rock e che, in quanto tale, abbia funzionato decisamente bene. Mi pare addirittura di ricordare che Sing For Absolution faccia parte del soundtrack del DVD con le foto della mia comunione (?????).
Ma Time Is Running Out era la mia preferita in assoluto – non a caso è stata la prima top-ten hit dei Muse – e infatti dopo qualche anno mi sarei divertita come una matta a suonarla da chitarrista nella mia prima band. Tuttavia, anche Stockholm Syndrome e Hysteria mi piacevano (e piacciono) particolarmente; riflettendoci ora che sto scrivendo e riascoltando l’album per la decima volta più o meno, mi viene da dire che la legna è da sempre una costante dei miei ascolti, dato che sono entrambi pezzi con un tiro pazzesco e che si avvicinano assai al metal in certe loro parti (tipo: il breakdown finale di Stockholm Syndrome).
C’è un però: la particolarità di quest’album è proprio la sua polifonia, o meglio, il fatto che a brani hard rock come i tre sopraelencati si contrappongano pezzi completamente diversi, come ad esempio il dolcissimo Falling Away With You o il più psichedelico/gotico Endlessly. Tra l’altro, in apertura abbiamo Apocalypse Please, in cui si sente molto bene la componente orchestrale dei Muse, soprattutto se consideriamo il pianoforte, che domina una musica da definire quasi tragica.
Lo stesso accade anche in Ruled By Secrecy, il cui testo tratta alcune di quelle tematiche poi diventate il prototipo dei Muse: futuri distopici in cui un governo di pochi danneggia i più, ribellioni messe a tacere nel sangue, fughe, amori più o meno felici, disillusione, disastri ambientali, guerre. Diciamo che “Absolution” è la colonna sonora perfetta per una lettura come può essere “1984” di Orwell – che, guarda caso, è stato proprio uno di quei libri che mi hanno cambiato la vita. E, a proposito, in un momento di curiosità ossessiva scoprii che United States Of Eurasia, quarta traccia di “The Resistance”, è deliberatamente ispirata al testo di Orwell. Però altro album, altra storia.
La legna è ribadita anche dal pezzone finale Fury, che chiude in bellezza un album veramente potente, sia forse per il valore personale che gli attribuisco, ma anche perché oggettivamente crea un trasporto davvero singolare per l’ascoltatore. Perciò credo proprio che lo riascolterò anche un’undicesima e una dodicesima volta. E consiglio un primo o ulteriore ascolto anche a voi tutti. Andate in pace.