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Interviste

“Voglio dare poesia a ciò che è politico”: intervista a Pluhm

Ambienti e rovine” (qui la nostra recensione), nuovo album di Pluhm, al secolo Lucio Leonardi, siciliano di stanza a Varese, è un disco sorprendente. Non solo per le sue sonorità, tra i migliori esempi dell’ambient made in Italy, ma anche e soprattutto per il suo concetto di fondo. È una dichiarazione d’amore in particolare al mare della sua Sicilia e una denuncia verso il male che la specie umana, la più pericolosa, sta compiendo ai danni di tutto l’ambiente acquifero. Ne è uscito fuori un disco al tempo stesso personale e politico, un lavoro che di questi tempi non può e non deve passare inosservato. Ne abbiamo parlato direttamente con lui.

Mi piacerebbe iniziare con le presentazioni. Il tuo alias mi ha incuriosita e vorrei che tu ci parlassi di come è nato, cosa significa e quanto è importante per definire la tua identità artistica e comprendere il tuo percorso.

Mi chiamo Lucio e sono un siciliano trapiantato in suolo lombardo. All’ interno del monicker Pluhm ci sono tanti significati, ed è stato parecchio difficile trovarlo, elaborarlo e renderlo semplice ma pieno di immagini e pensieri che, in contrasto con la musica da me proposta, alludono alla positività. In primis c’è il termine Plum, prugna in inglese, che in cinese è il simbolo della bellezza modesta, e della forza umile, non ostentata, della moralità, ma che in occidente, completamente all’opposto, simboleggia il peccato (adoro questo dualismo del termine, cose che rivedo molto nella mia vita). Poi c’è Plume, che in inglese significa piuma/pennacchio, quindi simbolo di leggerezza, di ariosità, di libertà, accostabile al genere ambient (ma non al mio genere di ambient, per questo, anch’esso in netto contrasto con ciò che produco). Ancora c’è l’h, lettera che allude al respiro, all’essenziale movimento polmonare che ci tiene in vita. Infine la parola pluhm può essere accostata ad una pietra che cade in acqua, simile a splash ma più gutturale, profondo. Ed ecco in poche parole il significato del monicker del mio progetto, così semplice ma così pieno da essere importantissimo per capire come questo non sia un percorso solo negativo o triste, ma anche un percorso che irradia molta luce.

Torno sul punto del nome d’arte. Tu sei noto anche con gli alias Photographs e DRØM. Pensi che una o più identità alternative consentano di esplorare forme e ambiti diversi della ricerca, come se ogni nome si occupasse di indagini diverse?

Il monicker Drøm proviene dagli albori di Pluhm, prima che quest’ultimo nascesse, ma, anche se molto bello, non mi soddisfaceva appieno, e dava un rimando eccessivamente industrial al progetto (pur significando “sogno”). Photographs invece è l’altro mio progetto, ancora attivo, ma che pian piano sta venendo assorbito da pluhm. Photographs è diverso, è la mia anima più pop, quasi cantautorale, anche se sempre nell’ambito della musica sperimentale, pieno di battiti sbilenchi, parole, melodie, meno astratto, più concreto. Dicevo “assorbito” perché il mio modus operandi sta cambiando, tutto sta diventando più d’impulso, meno ragionato, come un flusso di coscienza che non può essere fermato, per questo, ciò che compongo, deve trovare la sua forma conclusiva in fretta, senza troppi orpelli post produttivi. Photographs e pluhm sono complementari, solo eseguiti e lavorati in modi molto diversi. Adoro l’istintività, per questo il progetto in analisi, in così poco tempo, è diventato il principale.

A proposito di ricerca. La tua sembra basarsi sull’analisi della condizione umana vista da una prospettiva poco rassicurante e questo emerge sia dalla ricca e raffinata palette sonora un po’ dark, sia dai titoli (bellissimi) di molti dei tuoi pezzi e album. Ti va di raccontarci qualcosa in più sulla tua ricerca? Ecco, in sostanza, cosa cerchi quando cerchi?

Per me fare musica è terapia, è principalmente gettare fuori ciò che tengo dentro, è il mio modo di relazionarmi con il mondo, il modo di viverci dentro, senza essere inghiottito da esso. Per questo non vi è una vera e propria ricerca, bensì una storia, che dalla mia testa, deve uscire per divenire suono, liberatorio, catartico, sia esso un racconto dall’interno della mia anima, cioè mio, personale, o dal mondo esterno, cioè qualcosa che mi tocca particolarmente da vicino, e mi rende talmente pieno di un’emozione (che sia negativa o positiva) da doverlo, anch’esso, sputare fuori.

La tua musica è ricchissima di esperienze, di cose che hai ascoltato, visto, letto, vissuto. Chi o cosa influisce sul tuo bagaglio di esperienze?

Le mie influenze sono tantissime, ascolto, leggo, guardo moltissimo. Avendo studiato pianoforte classico non posso che essere stato influenzato dalla classica, anche se più quella contemporanea, quindi Shonberg, Webern, Berio, Stockhausen, ma anche da molto rock, metal, elettronica e generi affini, vecchi e nuovi, come Pink Floyd, Sigur Ros, Sunn O))), Tangerine Dream, Tim Hecker, Burzum, Neurosis, Murcof, ecc ecc. Poi sono un grande appassionato di cinema Horror, quello più psicologico, per questo più vero e terrificante; quindi da Rosemary’s Baby ad Hereditary, da Antichrist a The Witch. Infine non leggo tantissimo, ma ho una grande passione per fumetti americani di maestri come Alan Moore (Watchmen), Garth Ennis e Steve Dillon (Preacher), Neil Gaiman (Sandman) ecc. Tutto questo ha creato, ed ha portato alla luce, in un modo o in un altro, il mio modo di esprimermi in Pluhm.

Sono un’appassionata di processi creativi e non ho potuto fare a meno di notare che in meno di anno la tua produzione è cresciuta e si è arricchita moltissimo. Ti va di raccontarci cosa si scatena in te quando progetti un lavoro e lo realizzi?

Come dicevo sopra, è tutto molto istintivo: C’è poco di progettato in ciò che faccio, suono, compongo, creo in continuazione, facendomi ispirare da ciò che ho dentro o da ciò che sento, ascolto, guardo, da ciò che mi colpisce a tal punto da volerlo portare in musica… e quale cosa più bella se non la condivisione con il mondo? Per questo la discografia, in poco meno di un anno, è già quasi come quella dei Pink Floyd (ride ahah). Non so stare fermo, mi ucciderebbe. Immagina che a breve uscirà (coda)., il primo ottobre, sorta di seconda parte di Ambienti e Rovine, o più precisamente sua appendice, sotto forma di ep, anche se un pò allungato. E non solo, altri 3 album sono pronti, per altrettante etichette, di cui uno dedicato all’Afghanistan ed a ciò che sta succedendo ed è successo in quei posti, quindi focalizzato parecchio sulla condizione, assurda, della donna.

“Ambienti e rovine” mi è piaciuto moltissimo e trovo corretto il fatto che tu fornisca una presa di coscienza, il tuo personalissimo quadro della situazione senza per questo essere meno politico di altri. “Ambienti e rovine” vuole essere un album politico, poetico o politico/poetico?

Vorrei rispondere come il grande Corrado Guzzanti nello sketch di Quelo, ma non è la seconda, bensì la terza che hai detto (ride). In realtà voglio dare poesia a ciò che è politico (o almeno ci provo), odiando quest’ultima quando troppo insita nella musica, ma capendo che a volte è il viatico migliore per far arrivare, penetrante, un concetto e una verità scomoda. Quindi, come nel video di “Epica del Profondo”, la poesia e la bellezza di quelle profondità vanno a schiantarsi con una realtà tanto brutta quanto illuminante nel far comprendere cosa siamo noi umani: parassiti.

Gli album “Cattedrali” e “Ambienti e rovine” guardano più alle tue radici rispetto ad altri lavori nei quali prevale una dimensione intimistica. Cosa ha determinato lo spostamento dell’asse all’interno della tua ricerca?

Pluhm è un progetto che segue due direzioni distinte, l’interno e l’esterno, quindi il mio io, la mia anima, i miei racconti interiori, esternati negli album con all’interno del titolo la parola “Canzone” (uno dei 3 album che usciranno entro il 2022 è proprio il terzo passo in questa direzione), e ciò che mi circonda, ciò che mi colpisce dall’esterno, ciò che ha bisogno di essere raccontato, musicato (il resto della discografia, che comprende ovviamente Cattedrale e Ambienti e Rovine).

Bene, ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato!

Grazie a te per aver apprezzato, interiorizzato, e perfettamente intuito/capito il mio progetto, regalandomi questa splendida intervista.

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