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Back In Time

“Protection”, e i Massive Attack rimasero in tre, avvolti da nuvole fumose

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Dici che la magia se n’è andata / Beh, non sono una maga / Dici che la scintilla si è persa / Beh, trovati un elettricista / E non dirmi che hai bisogno di essere libero / Ah, sono stronzate tesoro / Vuoi solo liberarti di me / Vuoi libertà senza amore / Vuoi magia senza amore / Ascoltami bene / Cose migliori sicuramente mi accadranno

da Better Things

“Cercasi cantante femminile per pop band internazionalmente famosa. Influenze includono Aretha Franklin e Tracey Chapman”. Questo il testo dell’annuncio che i Massive Attack misero sul New Musical Express per rimpiazzare Shara Nelson. Fu Tracey Thorn, già da anni alle prese con l’indie-pop degli Everything but the Girl, a essere scelta alla fine e a fornire voce e testi in due brani di “Protection”.

La title-track sono ben 7:52 di trionfo musicale, con la Thorn che canta, rilassata e intensa, su una base ritmica sincopata. Racconta Mushroom: “L’hi-hat è un loop campionato di una battuta, poi ho programmato dei rullanti presi da James Brown e un wah-wah sopra a tutto, infine ho aggiunto delle tastiere. Tutto programmato in studio. L’ho scritto come un pezzo musicale completo, senza una canzone in mente, e poi lo abbiamo mandato a Tracey che ci ha scritto sopra questa canzone incredibile”. Ricorda la Thorn, che fino allora era abituata a altri metodi di lavoro: “Mi mandarono cinque tracce di supporto quasi complete, una delle quali sarebbe poi divenuta Protection, che erano soprattutto roba generata da loop e campionamenti. Era diverso dal mettersi seduti con una chitarra acustica, ma dopo un pò fu una esperienza musicalmente liberante”. In quanto a Better Things è sempre Mushroom a dare la migliore descrizione: “Una cazzo di linea di basso grezza e, sopra, la stupenda voce di Tracey Thorn”.

La separazione di cui Tracey canta in Better Things fa il paio con quella di Tricky dal gruppo di musicisti di Bristol, che rimasero in tre mentre preparavano l’album. Tra i motivi del litigio, la disputa su chi avesse composto uno dei singoli. “Me la sono presa con loro perché dicevano di avere co-scritto Karmacoma, mentre sono io che ho fatto tutta la musica e la maggior parte delle parole e loro se la sono presa con me per avere fatto quello che faccio bene”. Tricky smentisce quindi 3D, secondo il quale invece, il pezzo l’avevano scritto insieme, loro due, mentre erano strafatti, nel backstage di un festival da qualche parte in Inghilterra. “Karmacoma / Jamaica and Roma”, ripete il ritornello alludendo alle origini giamaicane e italiane rispettivamente, dei due. L’unica parte della storia che Tricky non contesta, a quanto pare, è che fossero strafatti. D’altronde, già il titolo della canzone è sospetto, per non parlare della voce da fattone di Tricky mentre rappa. Se poi acquistate l’album fisico e lo rigirate, le immagini dei tre superstiti membri del gruppo avvolti da nuvole di fumo tolgono ogni dubbio.

Insomma, lo abbiamo già detto ricordando “Blue Lines” nel Back In Time di qualche mese fa che il trip-hop non è altro che “hip-hop al ritmo delle canne”. Mentre la prima opera del gruppo di Bristol aveva gettato il seme (del genere musicale, non della pianta….), ci sarebbero voluti circa tre anni e mezzo perché tornassero a coltivarlo con questa loro seconda opera. Il successo aveva travolto i quattro pigri ragazzi bristoliani che, avvolti nelle loro nuvole fumose mentre giravano il mondo in tour, si presero il loro tempo per uscire con l’opera seconda. L’inevitabile comparazione tra i due dischi vede “Blue Lines” vincere 9 a 7: tante sono le tracce valide che si trovano rispettivamente nelle due opere. L’intero album nel caso del disco d’esordio, 7 tracce su 10 in “Protection”. Weather Storm, Heat Miser, Light My Fire, le potete saltare; semmai dimostrano che non è facile per nessun artista mantenere sempre così alto il livello d’ispirazione. Due strumentali che sembrano presi dal soundtrack di pellicole di terz’ordine e una cover dei Doors, eseguita live da Andy Horace, piuttosto dimenticabile.

Per il resto, oltre alla Thorn, l’altra cantante ospitata in due brani (Three e Sly) fu Nicolette. Artista scozzese di origine nigeriana, con una impostazione vocale jazz che prestava a mondi come la jungle e il breakbeat. In questo caso furono i Massive Attack a cercarla, colpiti dalle sue capacità. “Fui davvero sorpresa perché musicalmente venivamo da due mondi differenti, ma ero molto felice di farlo perché li rispettavo molto come musicisti, e anche perché sarebbe stata una sfida lavorare su qualcosa di così diverso da quello a cui ero abituata. Quindi, mi hanno portata a Bristol per incontrare la band, ci siamo presi, e questo è tutto”. Il risultato dell’incontro del “Bristol Sound” con i mondi da cui venivano la Thorn e Nicolette, produsse quattro brani che sono la quintessenza del trip-hop, telepaticamente simili ai Portishead dell’esordio, “Dummy”, uscito solo un mese prima di “Protection”. Le due tracce con l’ex, Tricky, invece sono un’anticipazione delle atmosfere sognanti (o allucinate…) del suo primo disco solista, “Maxinquaye”, che sarebbe uscito 5 mesi dopo, tra rap, hip-hop, musica elettronica. Mentre Andy Horace ripropone il suo dub/reggae elettronico in Spying Glass.

Il trip-hop di “Protection” è un genere ora più maturo rispetto ai tempi di “Blue Lines”. Il termine “trip-hop” era apparso per la prima volta, nella critica musicale, in un articolo uscito appena tre mesi prima del disco. E un mese prima, come dicevamo, erano usciti i Portishead. In quel 1994, la sensazione è che il trip-hop abbia rallentato ulteriormente il ritmo, forse perché aumentò il THC nelle canne a Bristol, non possiamo sapere. Fatto sta che ora i nostri eroi potevano mischiare le drum-machine e gli archi (più o meno sintetizzati) senza causare troppa sensazione e, forti di un successo mainstream, potevano prendersela con ancora più calma. Questi sono tutti brani che se la prendono comoda. Brani che consentono a chi li canta di respirare tra una frase e l’altra e a chi li ascolta di sentire le pause, lo spazio tra un beat e l’altro, un pò come accade nel coevo Dummy. Saranno poi gli stessi Portishead, o i Morcheeba, a perfezionare questa arte della pausa, dello spazio tra la musica, negli anni a venire mentre, con il grande successo di “Mezzanine“, i Massive Attack andranno nel terzo disco a esplorare le altre possibilità del trip-hop.

Dopo tutti questi anni, “Protection” rimane come una rappresentazione entusiasmante, almeno per 7/10, di ciò che il trip-hop può dare in termini di tranquillità sonora, contaminazione musicale e relax intellettuale. Vale per tutto il disco il commento di 3D a proposito della figura che appare nel fronte copertina impugnando forchetta e coltello e che da il titolo alla settima traccia dell’album, Eurochild: “puoi prenderlo seriamente o semplicemente vederlo come un fumetto”. 

Tre è il mio numero fortunato….

da Three

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