Impatto Sonoro
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L'editoria(m)ale

Riprendiamoci la musica dal vivo (quando e se ripartirà)

E se vi sentite pronti attendete ‘sto momento,
siamo lieti di annunciarvi che saremo il vostro vento

– Punkreas – Senza Sicura

Alla fine è andata male, malissimo, ma forse un po’ ce lo si aspettava. Il governo ha sostanzialmente fatto spallucce di fronte a tutte le pressioni che nelle scorse settimane sono giunte dal mondo degli addetti ai lavori, o sedicenti tali, e ha sì rassicurato tutti – la capienza per quanto riguarda cinema, teatri e concerti dovrebbe presto passare all’80% al chiuso e al 100% all’aperto – ma non ha emanato alcun decreto, preferendo rinviare la decisione definitiva al fine di valutare meglio i dati sull’andamento dei contagi. Rimane e rimarrà comunque il problema di fondo, ovvero quella del distanziamento per quanto riguarda concerti e discoteche, distanziamento che, anche in presenza di una capienza aumentata, rimarrebbe in vigore a complicare le cose, mantenendo la fruizione dei live un’esperienza ancora sostanzialmente aliena e distante anni luce da quella a cui eravamo abituati.

Tutti scontenti dunque, a nulla sono servite le mobilitazioni di artisti e promoter, mai come oggi uniti per ridare normalità e dignità al settore della musica dal vivo. Lo sapete già, da tutto il mondo musicale, sia dagli universi sempre più concentrici del mainstream e dell’underground, si sono susseguiti a più riprese appelli accorati affinché il governo prenda in mano seriamente la situazione, proponga un piano di riaperture credibili e non la solita strategia del “vediamo come va” che, va detto però, in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo è alle volte la sola che funziona. D’altro canto, è vero che più di mezza Europa – anche dalle parti di chi ha una percentuale di vaccinati simile o a volte inferiore alla nostra – ha ripreso a fare concerti dal vivo senza sostanziali limitazioni, se non quella dell’accesso limitato ai possessori di green pass (e ci mancherebbe). In giro poi, soprattutto nei recenti comizi politici o negli stadi, si sono viste scene di assembramento e bagni di folla che qualche perplessità effettivamente la suscitano.

Il concerto di uno degli artisti che ci fa tanto divertire, ah no è Giuseppe Conte

Anche Cosmo si è dovuto arrendere e rinunciare alla sua tre giorni di concerti “sperimentali” – con green pass e senza distanziamento – a Bologna, e non ha tardato a manifestare tutto il suo disappunto, seppur con toni più pacati e costruttivi rispetto a suoi più illustri colleghi. Certo, il confine tra difesa dell’interesse personale e generale è sempre molto labile in casi come questi, ma la sua proposta era comprensibilmente buona, forse l’ideale per capire se la strada dei concerti con green pass e senza distanziamento fosse effettivamente percorribile.

Niente da fare, è ancora tutto fermo. Non vorremmo entrare nel merito della discussione sul piano del “chi ha ragione?”, perché sostanzialmente non ne abbiamo la più pallida idea. Riaprire tutto è doveroso e ormai vitale, ma al tempo stesso è un rischio che non è certo il caso di assumersi a cuor leggero e prendersi ancora qualche settimana per valutare con coscienza i dati – che sono l’unica cosa che ci ha portato a poter godere di questa (nuova) normalità – è comunque una scelta saggia, da accettare con la pazienza e la responsabilità che fin qui il mondo della musica ha dimostrato, con pochissime eccezioni (ah, oggi è uscito il nuovo album di Salmo, fatevi un po’ due conti), di avere a palate, dando anche una bella dimostrazione di maturità ad altri settori più o meno affini, che invece hanno spesso agito con ricatti e odiosi piagnistei di ogni sorta.

Certo è che questa situazione di stasi è straziante e sta estremizzando un problema che affligge la situazione della musica dal vivo in Italia: sono sempre di più le band straniere che stanno ignorando l’Italia tenendola al di fuori dai propri tour europei. Qualche esempio lo prendiamo dalle band più vicini al nostro mondo, che di recente hanno annunciato la loro ripresa delle attività dal vivo: i Tool, i Mastodon, i Baroness ma anche Cult Of Luna e Mono gireranno per tutta l’Europa saltando a piè pari l’Italia. Ma gli esempi sono molteplici e le poche notizie invece positive – ad esempio i Mogwai torneranno finalmente in Italia a gennaio (ma i biglietti, che avrebbero già dovuto essere disponibili, non sono ancora pericolosamente in vendita) – servono solo a mitigare il problema. Dietro queste decisioni c’è ovviamente l’incertezza, la capienza ridotta, il distanziamento sociale, il rischio che da un giorno all’altro tutto possa saltare con conseguenti drammi organizzativi ed economici.

Ad esempio

Ma c’è anche altro, e la colpa è sostanzialmente nostra: quello di cui parliamo è un problema che stiamo osservando in realtà da diversi anni, da ben prima del drammatico avvento di Covid-19. Ai concerti delle band che ora ci ignorano negli anni le partecipazioni sono drasticamente diminuite, i sold-out si sono fatti sempre meno frequenti e le band hanno sostanzialmente tratto le logiche conclusioni del caso e deciso prima di ridurre le date nel nostro paese, poi di eliminarle definitivamente. D’altronde che senso ha, per una band grande, media o piccola che sia, macinare chilometri e chilometri per esibirsi di fronte a sempre meno affezionati, magari in spazi, grandi, medi o piccoli che siano, adatti a tutto fuorché alla musica dal vivo? La sensazione ormai è di essere considerati da molte delle realtà musicali internazionali una nazione di serie B, alle volte secondi perfino a zone dell’Europa che non avremmo immaginato qualche anno fa, come l’Est Europa o i Balcani.

In questi due anni di vita difficile i concerti, come tante altre cose, ci sono giustamente mancati tantissimo, lo abbiamo espresso in ogni salsa, ricordando i momenti belli che abbiamo passato sotto al palco e aspettato con ansia il giorno in cui sarebbe stato possibile riviverli al di fuori dei sogni. Ora poi che il traguardo sembra vicinissimo, fremiamo e ogni ostacolo, ogni porta che ci si sbarra davanti ci sembra un oltraggio, una persecuzione.

Pensateci, abbiamo un’occasione d’oro: quando tutto ripartirà normalmente – crediamo e speriamo molto presto – andiamoci davvero ai concerti, supportiamo gli artisti, che non sono solo individui “che ci fanno tanto divertire”, sono parte della nostra stessa vita. Distruggiamoci le cervicali a forza di headbanging, spacchiamoci le ossa nei circle pit, balliamo come se non ci fosse un domani, sputiamoci rispettosamente addosso, vedete un po’ voi. Dimostriamo con i fatti di essere diversi, davvero appassionati, decisi a riprenderci tutto quello che era nostro, a tenerci stretto questo mondo che ci è mancato come l’aria, non solo a parole. Ci vediamo tutti presto sotto al palco, ok?

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