1. Funebre Macabre [Vocalis]
2. Funebre Macabre [Musicorum]
3. Funebre Macabre [Ambientum]
4. De Mysteriis [Vocalis]
5. De Mysteriis [Musicorum]
6. De Mysteriis [Ambientum]
“In Memoriam”, uscito per Denovali Records, è l’album di debutto del progetto dark jazz solista di Jason Köhnen The Lovecraft Sextet, nato quest’anno. Ciò che contraddistingue questo LP, a parte la strabiliante similitudine delle sonorità con quelle della musica da funerale, è il fatto che Köhnen, compositore nederlandese con origini indonesiane, abbia pubblicato una short story da ricevere insieme al CD (fisico o digitale che sia) in formato PDF o come audiolibro, il che è molto singolare.
Ma veniamo al dunque: l’album è composto da sei tracce, di cui tre si intitolano Funebre Macabre e le altre tre De Mysteriis (sì, avete capito bene, come “De Mysteriis Dom Sathanas” dei Mayhem, anche se più che di black metal si tratta di musica da Opera o da chiesa, un po’ come se fossero canti gregoriani molto più cupi). Ognuno di questi sei brani è etichettato come Vocalis, Musicorum e Ambientum; perciò, le composizioni vere e proprie risultano solo due, come se fossero una somma dei tre momenti sia per Funebre Macabre sia per De Mysteriis.
“In Memoriam” è ispirato ai concetti di morte, rilascio e rinascita, secondo quanto afferma Köhnen; ed è innegabile da un certo punto di vista, dato che le composizioni sono molto orientate verso una prospettiva ambient che fa davvero immergere gli ascoltatori in atmosfere emotivamente molto impattanti.
Da ascoltatrice totalmente nuova nei confronti del mondo del jazz, faccio fatica a riconoscere elementi a me familiari che mi diano la possibilità di indirizzare i brani verso un genere ben specifico, però posso dire che De Mysteriis [Musicorum] sia il pezzo che più mi fa pensare agli ascolti fatti in materia, forse perché c’è un assolo di tromba che domina su tutto il resto. De Mysteriis [Ambientum], il brano finale, invece dona un attimo di respiro alla pesantezza generale della raccolta.
Insomma, “In Memoriam” è sicuramente un progetto d’avanguardia, o forse sono io a non essere ben inserita nel contesto del dark jazz, però la singolarità delle composizioni è notevole. Inutile dire che si tratti di musica da ascoltare quando si è nelle condizioni psicofisiche giuste per non lasciarsi influenzare, ad esempio, dall’organo melodrammatico in apertura a Funebre Macabre [Vocalis], perché dopotutto le sonorità vanno a toccare corde molto delicate del nostro mondo emotivo.