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John Carpenter – Halloween Kills OST

2021 - Sacred Bones
ambient / industrial

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Tracklist

1. Logos Kill
2. Halloween Kills (Main Theme)
3. The Myer's House
4. First Attack
5. Stand Off
6. Let It Burn
7. He Appears
8. From the Fire
9. Strodes At The Hospital
10. Cruel Intentions
11. Gather The Mob
12. Rampage
13. Frank And Laurie
14. Hallway Madness
15. It Needs To Die
16. Reflection
17. Unkillable
18. Payback
19. Michael's Legend
20. Halloween Kills (End Titles)


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Sarà cosa sciocca, ma a me fa sempre strano vedere John Carpenter alla voce “Music by” nella scheda di un nuovo film di quella che fu (e sempre sarà) sua, anzi, una delle sue opere magistrali, mentre il regista è un altro. “Halloween”, il cui tema ti rincorre ovunque, scritto proprio dallo stesso regista, che la musica l’ha sempre avuta nel sangue, che si è confrontato con quel gigante di Morricone, che ci ha fatto cagare addosso tante di quelle volte da perdere il conto.

Con me è facile: gli horror non li ho mai digeriti, né mai li digerirò, e dubito mi recherò al cinema a vedere questo “Halloween Kills”, perché a 35 anni suonati ancora fatico a riportare alla mente la visione del capostipite della saga senza sudare freddo. Ma nulla mi ha impedito di ascoltare musica altrettanto terrificante. Ed eccoci qua. John, il figlio Cody e il figlioccio Daniel Davies, tra mostri analogici e spettri digitali, a farsi trio infernale, ancora una volta, in bilico sul baratro dell’orrore in sé e per sé.

Musica che anche da sola può generare immagini, imperniata su pianoforti avvolgenti, come vergini di ferro chiuse da The Shape attorno alla sostanza delle nostre paure più recondite. Tensioni tiratissime si immergono in un liquido amniotico ambient che sfonda la porta del dark per arrivare all’ill e ritorno, sul tema principale che si declina in emissioni epiche e vocali passate al fil di lama dei synth che s’inerpicano laddove più non dovrebbero, nel brivido e nel buio che si mette a premere sul petto, schiacciando e opprimendo, e in un attimo tagli verticali, presse industriali, pulsioni sotterranee e battiti ultraterreni che incalzano, risuonando in ambienti vuoti.

Più si cammina nell’oscurità più il senso di atterrimento offusca i sensi, la presenza del male insito in ognuno di noi, e si tramuta in ammaraggi di tristezza infinita, si ripiega nel morbo della follia, schiudendo ali di cera annerita, sgretolati da chitarre arcigne e sgradevoli a interrompere il tracollo del ritmo che, a più riprese e spesso irregolare, si insinua e fa muovere le sfere elettroniche che lente si muovono senza meta nella narrazione. Bile, ulcera ed incubo, tutti frullati nel sangue che scorre copioso.

Come sempre, e ancora una volta, la musica di Carpenter non è solo mero accompagnamento alla pellicola, ma opera tutt’altro che parallela. S’incunea nella storia e nel cuore del personaggio e di un racconto che, anche quando finirà, non esaurirà il suo impatto. Questo fa di un compositore un grande artista. Facile, direte voi? E invece no. Per farlo ci va qualcosa che non tutti hanno ma che John ha sempre avuto e continuerà ad avere, oltre il velo dell’esistenza.

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