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Anche lo zombie ha un’anima: vent’anni di “Radio Zombie” dei Negrita

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Oggi è un giorno pallido, non ho fatto niente, le idee sbiadiscono: con l’incedere degli anni capitano momenti nostalgici, giornate pallide.

La mia casa ha porte liquide con muri e scale di nuvole, mentre aspetto il sole che arriverà tanto da far bella anche questa città.

Cito proprio una canzone dei Negrita, Pallida, e nel contempo frugo tra i ricordi. Fotografie anch’esse sbiadite, inesorabilmente, vecchie lettere d’amore, cianfrusaglie varie, un libretto universitario cartaceo con gli esami svolti in facoltàAprendo il libretto rimembro poche cose, tranne quell’unico “30 e lode” in letteratura angloamericana; oltre ad un manuale prolisso e criptico, ricordo che la parte monografica era su E.Hemingway e la sua opera più acclamata, The Old Man and the Sea (Il vecchio e il mare), opera terminata nel 1952. Il Romanzo invece rimasto incompiuto venne  pubblicato postumo con il titolo “Isole nella corrente”. Fu l’ultimo Romanzo di E.H., scritto a Cuba, dove era solito pescare sulla sia “Pilar“.

Penso a questo mentre ascolto Hemingway, la quinta traccia di “Radio Zombie“, quinto album in studio dei Negrita, che oggi, a vent’anni dalla sua pubblicazione, mi suona fortissimo come un album di ricordi da sfogliare. Hemingway è una rock ballad struggente, uno dei pezzi migliori dell’album, forse perfino dell’intera discografia dei Negrita, anche se per alcuni è troppo simile nel groove e nell’incedere ad Hollywood, brano del disco precedente. Si sa, d’altronde, squadra che vince non si cambia.

Ed è così infatti che l’intelaiatura del disco non si discosta tantissimo da “Reset”, che ebbe però un maggior riscontro commerciale. In “Radio Zombie” i Negrita mescolano in quest’album ballate soffuse ma mai inflazionate a pezzi aggressivi pronti a deflagrare, oberati di energia, di rinascita spirituale. Bambole, primo singolo estratto dall’album, è un pezzo semplice e d’impatto, nel più classico stile rock straight ahead: interamente basato su una progressione di soli due accordi principali ma arrangiato in una maniera tale da risultare davvero avvincente all’ascolto.

Un altro esempio di questo tipo di sound lo si trova in Non Ci Guarderemo Indietro Mai, non per nulla è stato il secondo singolo scelto; la canzone è più acustica e meno elettrica di Bambole, il ritornello è anche più accattivante ed il pezzo in generale risulta essere davvero molto melodico. Le tematiche affrontate sono tante ,così come le citazioni (da De Andrè ai Led Zeppelin), alle allegorie, velate e mai del tutto esplicitate – Non ci guarderemo indietro mai potrebbe essere una canzone sull’abuso e dipendenza da talune droghe.

Sesso, Droga e Rock’n’Roll, insomma? No, i Negrita sono molto altro. Introspezione, amore per il viaggio (in particolar modo per il Sudamerica), bisogno di riscatto, denuncia sociale (Welcome to the world accusa gli abitanti del globo di non seguire più ideali e profeti ma di essere iconoclasti e legati al solo vile denaro per il quale farebbero e darebbero di tutto, svendendosi).

Perché, in fin dei conti, lo Zombie, pur essendo un morto vivente, un cadavere ambulante, ha pur sempre un’anima.

Stai tranquilla non è niente
è solo vita che entra dentro
il fuoco che ti brucia il sangue
quella è l’anima
Può anche non piacerti il mondo
o forse a lui non piaci te
comunque questa è un’altra storia
questo è Hemingway

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