Impatto Sonoro
Menu

Back In Time

“Chaos A.D.”, la resistenza secondo i Sepultura

Amazon button

“Chaos A.D.” è il quinto album dei Sepultura, storica band metal brasiliana attualmente composta da Derrick Green alla voce, Andreas Kisser alla chitarra, Paulo Jr. al basso ed Eloy Casagrande alla batteria. L’LP, uscito nel 1993 per la Roadrunner Records, vede invece i fratelli Cavalera, Igor e Max, rispettivamente alla batteria/percussioni e alla voce/chitarra ed è contraddistinto da sonorità più groove e hardcore punk rispetto al thrash metal degli album precedenti.  

Vabbè ragazzǝ, appena ho fatto partire Refuse/Resist mi è venuto in mente quel periodo della mia adolescenza tra i 15 e i 17 anni in cui ero arrabbiata con il mondo intero, odiavo tutto e tutti e solo Lamb Of God, Rammstein, The Acacia Strain, Sepultura, Pantera e i primi Metallica erano in grado di consolarmi. 

In particolare, la prima volta che ho ascoltato “Chaos A.D.” ero in vacanza con i miei in Puglia; eravamo in macchina per spostarci dalla casa alla spiaggia (che schifo) sotto un sole cocente che faceva percepire una temperatura di circa C° 45 all’ombra e io mi crucciavo perché non avevo campo e non riuscivo ad ascoltare la mia musica. Poi, non so come né perché, sono capitata sulla pagina dei Sepultura su Apple Music e ho cominciato ad esplorarli – pur non avendo l’abbonamento, cosa che rendeva il mio umore ancora più nero, data l’impossibilità di ascoltare le canzoni che volevo nell’ordine che desideravo. Ovviamente, tutta questa frustrazione è poi confluita in quel sentimento di rabbia che, quando ascolti del metal, ti spinge ad apprezzare dieci volte di più la musica e a lasciarti trasportare dalla sua aggressività, che, in fin dei conti, funziona da calmante. Almeno, per me è sempre stato così; ho sempre considerato la legna la valvola di sfogo di cui avevo bisogno per rilasciare tutta quella negatività che, altrimenti, avrebbe potuto portare a situazioni di conflitto non molto auspicabili.

Entrando un po’ di più nel dettaglio, i Sepultura mi sono sempre piaciuti sia per i loro ritmi estremamente coinvolgenti sia per le vene folkloristiche che riescono sempre ad introdurre in maniera intelligente nella loro musica. Guardate ad esempio Kaiowas, che è letteralmente tutta acustica e con percussioni che definirei estive ed esotiche (esiste una classificazione del genere? Probabilmente no); non c’entra assolutamente niente con i brani che la precedono e che la seguono, ma sta comunque bene lì dov’è. 

Immaginatevi questa scena: un sabato mattina freddo; siete appena ritornati nel letto con ancora il pigiamino addosso, il piumone spesso una spanna vi tiene caldini e intanto fate headbanging su Nomad, per dirne una a caso – anche se ha un breakdown e, in generale, un tiro pazzeschi, quindi in realtà cade a fagiuolo nel mio tentativo di raffigurarvi il contrasto tra il senso di comfort superficiale di un giorno in cui non si ha assolutamente niente da fare e il trasporto che causa nell’ascoltatore un album come “Chaos A.D.”. Ah, e per la cronaca, ho appena creato una playlist su Spotify intitolata “the angry adolescent in me likes this” e la prima canzone è proprio Refuse / Resist.

Forse solo i fellow metallari che hanno scoperto un altro mondo, non solo musicale, oltre la musica metallica dopo un’adolescenza passata ad ascoltare solo quella capiranno la sensazione di divertimento e, al contempo, amarezza che si prova nel riascoltare dopo anni un album che prima era all’ordine del giorno; sì, amarezza, perché momenti come questo ti fanno realizzare di non essere più sostenutǝ da quel senso d’appartenenza ad un mondo circoscritto come può essere quello del metal, facendoti quindi sentire vulnerabile perché espostǝ ad un miliardo di stimoli più o meno positivi.

Riflessioni filosofiche a parte, Chaos B.C., l’ultima canzone prima delle versioni alternative di qualcuno dei pezzi, potrebbe benissimo essere usato come brano pubblicitario per un torneo di calcio – non chiedetemi quale; però mi immagino Ronaldo che fa palleggi artistici mentre nello sfondo si sentono i Sepultura. Sarebbe un momento magico anche per chi, come me, ripudia totalmente il calcio e, anzi, potrebbe essere un espediente di marketing per avvicinare a questo sport il metallaro prototipico. Vi immaginate dei personaggi del genere che occupano l’ala di uno stadio durante una partita? 

Scemenze a parte, avevo inconsciamente bisogno di riascoltare “Chaos A.D.” in questo momento della mia vita e scriverne è davvero tanto soddisfacente, un po’ come guardare quei video in cui della gente a caso taglia saponette con coltellacci da killer; l’unica differenza è che buttare giù qualche parola su un album così importante per il proprio passato porta ad una grande consapevolezza di quello che si provava nell’ascoltarlo, stampandolo nella propria memoria ancora meglio, mentre guardare gente che taglia saponette fa solo pensare che il mondo è un posto molto strano. 

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati