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Back In Time

Prendere la vita e trasformarla in musica: “Boy”, l’album d’esordio degli U2

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Facciamo un salto lontano nel tempo a ben 41 anni fa. Nel 1980 Edoardo Bennato con “Sono solo canzonette” ( disco italiano più venduto di quell’anno), supera, tra gli altri, Battisti, De Gregori, i Queen e i Police. Un concept album in cui le “favole” sono fruite come mero espediente per narrare tematiche essenzialmente sociali. Come lui stesso ammette “la favola è un mezzo espressivo che da sempre mi ha permesso di narrare con ironia i paradossi della vita, lontano da toni paternalistici, didascalici e cattedratici”. 

Nello stesso anno (il 20 ottobre 1980) gli U2 pubblicano “Boy” con l‘etichetta discografica Island Records. Il concept di “Boy” fu estrapolato dal frontman Bono in risposta a varie esperienze e sperimentazioni artistiche che il gruppo soleva inaugurare nei loro primi anni di carriera sul finire degli Anni Settanta, accompagnate da una crescente nostalgia degli eventi significativi del passato, interpretata dagli stessi U2 come segnali di maturazione ed espressività; come filo conduttore dei brani musicali del disco vi è dunque il delicato argomento della transizione dall’adolescenza all’età adulta, che all’epoca toccava ogni componente della band in prima persona.

In the shadow boy meets man, è uno dei versi più famosi di Twilight, traccia numero 2 di “Boy“. Emergono riflessioni, paure, crisi esistenziali, e ci si sente un po’ perduti. Il sinistro riff di The Edge, il basso di Clayton, soave in sottofondo, per poi avanzare lentamente fino a inghiottirci. La sezione ritmica è fitta di  raseggi affilati e colpi di rullante, sopra i quali la voce di Bono deflagrerà solo nel fantastico ritornello. Ancora gli occhi che tornano, questa volta non sono quelli di una madre defunta, ma quelli di un padre disperato: “Guardo i tuoi occhi, sono chiusi, ma nonostante ciò vedo qualcosa. Sto crescendo e ho paura, mi aggrappo a te, vecchio mio, e tu cerchi di riportarmi a casa“. Lo smarrimento è drammatico.

I Will Follow è un brano amarissimo e allo stesso tempo coraggioso, perché parla della morte di Iris, la tanto amata mamma di Bono, deceduta per cancro nel 1974. Traccia d’apertura di “Boy“, la canzone uscì come singolo ed è l’unico brano della band irlandese ad essere stato eseguito in ogni tour. I Will Follow è stato anche il primo videoclip del gruppo dublinese. Fu girato proprio a Dublino e diretto da Meiert Avis. Bono Vox ha dichiarato di aver scritto la canzone dalla prospettiva di sua madre e parla dell’amore incondizionato che appunto una madre ha per i propri figli. Nel brano si può ascoltare la musica di un carillon fatto risuonare dal produttore Steve Lillywhite.

A boy tries hard to be a man
His mother takes him by his hand
If he stops to think he starts to cry, oh, why?
If you walk away, walk away
I walk away, walk away, I will follow

A Day Without Me racchiude in essa due elementi fondamentali che andranno poi a costruire, e a definire, il mito U2: il delay di Edge e la tematica del mutamento dell’Io, spesso cantata da Bono nel corso degli anni. Steve Lillywhite ricorda: “La prima cosa che registrammo insieme fu ‘A day without me’, che allora pensavamo fosse abbastanza buona. Se la ascolti adesso, è probabilmente un po’ bambinesca, ma a tutti sembrava piacere così mi fu chiesto di fare il loro primo album…Tutti erano in una tale disponibilità d’animo, che le idee scorrevano proprio una dietro l’altra.“

Starting a landslide in my ego
Look from the outside
To the world I left behindI’m dreaming
You’re awake
If I were sleeping
What’s at stake
A day without me

Immaginatevi a soli vent’anni in uno studio di registrazione, con un produttore cinque anni più grande di voi, Steve Lillywhite (già produttore di Siouxie and the Banshees), e prendete tutto quello che avete vissuto e trasformatelo in un album, dal titolo così emblematico, “Boy“. Avrete l’esordio più carismatico e drammatico di sempre. In primo piano la chitarra di The Edge: poche note, riverbero, delay ed uno stile già riconoscibilissimo. Un Bono ispiratissimo con una voce da sviluppare, sconvolto dalla morte della madre. La freschezza ritmica di Adam Clayton e Larry Mullen.

Lasciate stare One, With or without you, e innamoratevi di questi U2. I più sinceri. I più ingenui. I più passionali. Nessun nichilismo all’epoca, solo la voglia di raccontare la vita, la morte, colpendo al cuore. 

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