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Carmen Consoli – Volevo Fare La Rockstar

2021 - Universal Music
alternative rock

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Tracklist

1. Sta succedendo
2. L’aquilone
3. Una domenica al mare
4. Mago magone
5. Le cose di sempre
6. Qualcosa di me che non ti aspetti
7. Armonie numeriche
8. Imparare dagli alberi a camminare
9. L’uomo nero
10. Volevo fare la rockstar


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Il nono album in studio di Carmen Carla Consoli potrebbe essere il suo primo, l’ultimo e anche l’album della rinascita (così come viene denominato dalla comune critica musicale). E invece no. “Volevo fare la rockstar”  è semplicemente un ricordo, un atto di fede verso la propria indole di cantantessa. Uno sguardo allo specchio rapido ma intenso. A sei anni di distanza da “L’abitudine di tornare”, Carmen ci racconta di una Sicilia barocca e normanna, futuristica e ancestrale, leggendaria e concreta.

Nel titolo un verbo all’imperfetto che sta a simboleggiare le aspirazioni di quella giovane cantautrice catanese che nel debutto sanremese del 1996 indossava un paio di attillatissimi pantaloni di pelle. Il voler essere una rockstar è stato per la Consoli un pensiero accomodante, una sorta di motore delle idee musicali che, nel tempo, le ha permesso di raggiungere quel traguardo artistico non immaginato durante l‘adolescenza. Nelle continue evoluzioni in disputa con il suo ego e l’immagine che credeva di dover rimandare al pubblico (parliamo ad esempio del look del Sanremo del 1997 e quello del 2000), Carmen ci ha sempre messo la sincera parte di se, quella inquieta, proveniente da una lingua insulare, compresa tra terra e mare, chiamata Catania e allegoricamente rappresentata da tagli di capelli rivoluzionari e rossetti rosso fuoco su di un volto dalla pelle pallida.

Ricordo che due sono state le esternazioni della Consoli che mi hanno lasciato una sorta di monito durante la sua carriera. La prima risale ad un’intervista nella quale lei sosteneva di avere in casa un televisore che non accendeva mai. Non sapeva cosa farsene di quella scatola vuota e spenta. Nella mia camera ho anche io quella scatola vuota e quasi sempre spenta che tengo lì per fare in modo di ricordarmi cosa mi va di accendere e cosa no. L’altro rimando emotivo della cantantessa che porto stretto nella mente appartiene a due canzoni, Parole di burro e In bianco e nero, le quali m’hanno permesso di comprendere che può essere comune vivere, in una certa maniera distopica, determinati rapporti sociali (amorosi e genitoriali). Con il suo nono album ci troviamo al cospetto di una imago collocabile tra l’esistenzialismo e le convinzioni dell’esistenza, tra le narrazioni di un’Italia sempre aggrappata al passato e una voglia di insana solitudine sociale che permetta di sopravvivere armoniosamente al caos che sconvolge il vento fuori alla finestra della casa di ognuno di noi.  

Sta succedendo (restare e non temere di guardare) è una narrazione in divenire, sull’evoluzione in fieri a cui siamo inevitabilmente diretti. Il rock tenue del pezzo si fa lentamente armonioso, così da rendere maggiormente briosa la voce di Carmen. La rediviva di memoria che ora sa di dover essere necessario presente. Una domenica al mare, il cui video è stato rilasciato circa un mese fa, è un brano bucolico e malinconico. Si fa musica il correlativo oggettivo descritto da Eugenio Montale, nella canicola siciliana di un’estate inaspettatamente affollata. La canzone rispecchia maggiormente la coerenza della Consoli, verso se stessa e la Musica che  promulga sin dagli esordi della propria carriera. Così da indurre il pubblico a pensare di poter ascoltare sempre un sound di netta qualità stilistica che mai sarà in grado di deludere le aspettative della adorante e fedele audience. La raffinatezza de L’eccezione si fa di nuovo carne liscia per una track che racconta di come si passa il tempo nella classica domenica di chi vive in una caotica città appoggiata sul mare.   

Mago Magone, ricorda tra i versi il Capofortuna di Rino Gaetano. Quel simulacro di un’Italia credulona che ha bisogno di credere e voler credere. La chitarra è assoluta protagonista di una traccia pregna di distorsioni e richiami di sperimentalismi impetuosi. Imparare dagli alberi a camminare per andar fuori da quel rettangolo che ci hanno disegnato attorno. I grilli cantano nella notte e annunciano un’anomalia che sta per colpire la Terra. Chissà se ci conviene farci trovare…Così stanchi di muoversi verso la direzione che sembra solo affaticarci, giorno dopo giorno, non ci resta che affidarci agli alberi per imparare a camminare senza calpestare. Il soft riff di sottofondo rende il brano ancor più armonioso e materno. 

“Volevo fare la rockstar” è un riflesso sincero. La maturazione della Consoli si nasconde tra i capelli lunghi e scuri, simbolo di donna mediterranea concreta, nel pieno dei suoi quasi 50 anni. Una femminilità strabordante, accompagnata dal completo racconto musicale di se. Pochi sperimentalismi, occupati definitivamente da sonorità di genere, quel genere che ormai appartiene solo alla cantantessa nazionale.

Eppure tutto ciò che emerge da questo album era stato già immortalato nello sguardo di Carmen, in quegli occhi neri come la notte che brillano solo dinanzi a ciò che la fa sentire davvero identificata, quello sguardo sereno, serio, fiero e severo che è stato possibile notare già una volta. Quando insieme a Luca Madonia si esibì sul palco di Sanremo con Franco Battiato nel brano L’Alieno. Imbracciava una chitarra rosa, mentre stava in piedi su un tacco dodici, e stava probabilmente realizzando uno dei suoi sogni di bambina. La stessa luce riflettente di una completa espressione personale che oggi possiamo osservare nella copertina di questo nono album. Nello scatto scelto come cover Carmen assume, infatti, una posa da adulta. Solenne dietro al banco di scuola, immortalata nel suo grembiulino con fiocco rosa. 

Uno sguardo diretto e graffiante da Antigone, da femmina scura del meridione. 

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