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L'editoria(m)ale

Rock, nel senso di pietre nella testa

Editoria(m)ale coraggio di suonare

Il rap non mi va, l’hip hop proprio non mi va, la techno è una merda, ma il rock and roll, il rock and roll, sì che mi piace

“Il rock and roll” – Elio e le Storie Tese

La domenica, di base, “io mi rompo i coglioni” (cit.). La prima domenica del mese meno, che c’è il mercatino dell’antiquariato (dialettalmente Barlafüs), quindi vado, spendo il giusto in vinili, torno a casa oppure vado a lavoro. Questa domenica dovevo aspettare fino alle 16, quindi, mi stavo rompendo i coglioni. E fin qui tutto ok.

Tra una replica de “I Cavalieri dello Zodiaco” e l’altra ho fatto quello che facciamo tutti in quest’epoca del post-tutto, ovvero mi sono messo a “scrollare” (si dice? Lo diciamo solo noi vecchi? Non sono aggiornato? Lo si usa solo dopo la minzione maschile?) la home del caro social media di turno e scrolla che ti scrolla mi imbatto in un post di una pagina che non seguo, ma si sa, se qualcuno “dei tuoi” commenta, finirai per imbattertici pure tu. Insomma, codesto post riportava una news che riportava il seguente virgolettato di Snoop Dogg (che recupero in lingua originale perché mi va così):

They don’t limit The Rolling Stones, they don’t limit those other groups that do it outside of our genre. You got rappers in the Rock and Roll Hall of Fame. You ain’t got no motherfucking rock and rollers in the Rap Hall of Fame. So slow it down a little bit, and start putting some respect on our name and give us the respect for who we are.

In poche parole a Snoop girano i maroni perché a nessuno frega se i rockettari e i metallari sono dei vecchi (e magari pure a corto di idee da una ventina d’anni, aggiungo), mentre si vede che ai rapper anagraficamente datati, tipo lui che di anni ne ha fatti da poco 50 con tanto quella che potrebbe essere la sua torta marijuana perfetta almeno secondo Stereogum, qualcuno va a fare i conti in tasca. Sarà così? Chi può dirlo. A parte il contenzioso non si sa rivolto a chi (ma la rete parla, e pure troppo), conclude il discorso dicendo che, insomma, i rapper amano il rock, amano il metal, amano coloro che lo fanno e quindi dovrebbe essere così anche a parti inverse, perché i fautori dell’hip hop hanno lo stesso valore degli dèi dell’Olimpo Capellone. Il genere creato dai rapper è generazionale tanto quanto.

In altro contesto, tipo al bar con gli amici o che cazzo ne so, non dovrei manco sottolineare quanto sia d’accordo, ma sto qui e lo faccio. Sono d’accordissimo. Minchia se sono d’accordo. A questo punto mi dico, oh, dai, chiudi ‘sta merda e guarda Pegasus/Seiya crepare di mazzate il nemico di turno per l’ennesima volta, invece no, la noia, questa infingarda, mi coglie in fallo e mi ritrovo a spizzare tra i commenti. Non lo faccio MAI, e faccio BENE a non farlo, ‘sta volta no, mi faccio fregare come un tordo. Li leggo tutti. E mi si accappona la pelle. Non che non fossi preparato ma ecco lì, la faida. La Faida, anzi, tra rock e rap.

First reaction: “ANCORA?”. Ne leggo di ogni tipo, dall’offeso al ridanciano, come per dire, “Dai, Snoop, te che cazzo ne vuoi sapere di ruocche? Lascia fare a noi!”, seguito da una dimostrazione lapalissiana che di ruocche, questi ruoccher, non ne sanno una fava. Si spendono e spandono in elenchi assurdi a bella posa per far capire alla compagine avversaria che i Public Enemy ai R.E.M “gli spicciano casa”, vomitano bile, rendono il rock una cosa intoccabile che manco l’Opera, più sacra di quel che in fin dei conti dovrebbe essere, le cui vette non possono essere di certo raggiunte da questi qua che “mica suonano”. Mica è musica. Ma davvero siamo ancora lì, inchiavardati a queste convinzioni?

Che poi, parliamoci chiaro, è la stessa gente che nei decenni passati cacava su tutta la scena nascente dall’underground, quella che si allontanava dai nomi altisonanti, quelli che suonano negli stadi. Insomma, l’elite, gli Springsteen, i Kiss e via dicendo. Le stesse persone che hanno tenuto la testa dei gruppi diversi da quelli storici sott’acqua, impedendo a una miriade di generi e artisti di sbocciare, trovando una strada maestra che impedisse ad altro di spopolare, altro di cui sempre questi qua si lamentano ancora oggi. Sì, proprio oggi. Posto che sono pure gli stessi che avranno plaudito Gene Simmons, da brano Nostradamus della domenica, quando si è lanciato in una delle profezie meno accurate e più anziane mai sentite:

I am looking forward to the death of rap. I’m looking forward to music coming back to lyrics and melody, instead of just talking. A song, as far as I’m concerned, is by definition lyric and melody … or just melody.

E qui il discorso si biforca, e si arriva, come sempre si fa ultimamente, ai Måneskin. E di nuovo giù tifoserie, quelli che “MA CHE CAZZO FANNO I ROLLING STONES? CHIAMANO ‘STI MOCCIOSI A SUONARE” vs. quelli “NOOO, LASCIATELI STARE CHE SONO ROCK! \m/”. Sant’iddio, una cacofonia che a seguirla si arriva infine alla nuova bagarre internettara: la band sarebbe rea di aver “scopiazzato” i vestiti “a stelle e strisce” nientemeno che ai Cugini di Campagna (capito? Non gli MC5), con questi ultimi offesissimi, anzi, proprio incazzati per l’affronto. Quindi, per lo stesso motivo, dovrebbe averlo fatto pure la buonanima di Keith Flint nel video di Firestarter, a lui gli autori di Anima mia han mai scritto nel furore della lesa maestà? Oppure vale solo per questi ragazzini? Ma mollateli. Plaudite al loro management. Non fatevi venire l’orticaria se Mick Jagger, quasi ottantenne, fa loro i complimenti. Cosa avrebbe dovuto fare, lui, che del rock è emanazione eterna, dire “Minchia se fate schifo, figliuoli miei”, portandoli probabilmente ad uno stato catatonico? Siate seri. E a me manco piacciono, guardate se devo “difenderli”. Tra virgolette perché non han di certo bisogno di me per farlo. Loro erano a Las Vegas a suonare con Keith Richards. Noi no. Questione chiusa.

Animammamiastarter, cuggini instigator

Che poi, tornando a Snoop Doggy Dogg, siete consci, cari i miei cari, che quest’ultimo è salito sul palco dell’MTV Icon dedicato ai Metallica a “intonare” Sad But True, con i Four Horsemen tutti sorrisi e il pubblico in visibilio? Forse no, forse non vi va di ricordare, o forse ignorate del tutto, che a quei rocker definiti “icone” di questa faida non frega nulla. Perché a voi dovrebbe? Vorrei saperlo. Metallica che comunque hanno duettato con Lady Gaga. Affronto. Lady Gaga che piace a Rob Halford. Bestemmia. Ozzy Osbourne che compare bello arzillo in un pezzo di Post Malone e viceversa. Vi sento scoppiare. Busta Rhymes che condivide il microfono con il mitico mangiapipistrelli per una cover di Iron Man dei Black Sabbath. Defibrillatore. Ed evito le cose storiche e ben più conosciute, ma vi ho visti ai DJ set pietosi infarciti di playlist di vecchie glorie, prendervi bene quando parte Walk This Way.

“Oh Snoop, nomina tre brani dei Metallica!!1!”

Oh, mi sento meglio. Anzi no. No, sto pure peggio, perché è così che il mondo della musica è finito nel cesso. Con le convinzioni inalienabili. Le sicurezze pervicaci. L’ignoranza come testa d’ariete. Non date la colpa alla trap, ai Måneskin e a X-Factor/Manuel Agnelli se il rock è diventato innocuo, una barzelletta che non fa manco più ridere. Il problema siete voi. E sì, questo è uno sfogo, ma noi scriviamo di musica, e se andiamo avanti così di che cazzo scriveremo tra dieci anni? Tanto ci siete voi, difensori dello status quo. Ma il rock non era rivoluzione? Mi sarò sbagliato.

Meno male che devo andare a lavoro.

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