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Simone Faraci – Echo Ex Machina

2021 - Slowth Records
elettronica / sperimentale

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Tracklist

1. Scroll Macabre
2. ??????
3. Metamòrpho
4. Vox Aeterna
5. Apparatus [songmachine]


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“Echo ex machina” è il primo disco da solista di Simone Faraci, uscito il 1 ottobre 2021 per Slowth Records.

Simone Faraci è un giovane compositore sperimentale siciliano di stanza a Bologna, che dopo aver studiato e lavorato nel settore della musica classica, dal 2015 si dedica principalmente alla ricerca nel campo della musica elettronica e dell’improvvisazione, della musica per la danza e il teatro, il paesaggio sonoro e la didattica.

Fatte le dovute presentazioni è il momento di parlare del suo “Echo ex machina, un (bel) concept elettronico sulle voci mediate dalla tecnologia.

Quello a cui si assiste durante l’ascolto dell’album è una smaterializzazione della fisicità umana in tutte le sue forme, una smaterializzazione che porta il medium stesso ad essere il messaggio.

Apre l’album Scroll Macabre, una combo di voci campionate dai reel di Instagram che dialogano con uno sfondo sonoro non esattamente rassicurante. Quello che ne esce è una coralità di frammenti nella quale il senso è reso ancora più esasperato dal loop che contraddistingue l’atto alienato dello scroll.

Τυέρτι, che vede la collaborazione della performer Agnese Banti, è il principio casuale che determina la ricomposizione linguistica del discorso. Ogni sillaba è scomposta matematicamente in minimi termini per poi essere ricomposta in maniera del tutto casuale da un algoritmo elettronico. La base ritmica suggerisce una chiave di ascolto, ma, nei fatti, è il cervello dell’ascoltatore a ricomporre il discorso secondo i propri pattern cognitivi.

Metamòrpho è il solo brano in cui è presente un vero e proprio testo. I pochi versi, estratti da Le Metamorfosi di Ovidio, sono letti attraverso il vocoder, in latino. In Metamòrpho il discorso è spinto al limite. Il flow incalzante e solenne scompone le parole, le destruttura, le trincia, le soffoca e le restituisce modificate. L’ordine del discorso assume una forma nuova, la migliore dell’album.

Vox Aeterna vede di nuovo la presenza della voce di Agnese Banti che, in questo brano, assume una forma eterea, rarefatta, come un respiro in uno spazio vuoto. La voce crea echi, dissonanze, incastri e trasformazioni continue con il synth. Come la musica di György Ligeti e Olivier Messiaen, alle quali Faraci fa riferimento in questo brano, Vox Aeterna crea spazio mentale, dipingendolo (di bianco, nel mio caso).

Apparatus [songmachine] chiude il discorso sul rapporto tra voce umana e macchina.

È un apparato meccanico immaginario in grado di generare voci diverse. In questo brano vengono utilizzate diverse tecniche di elaborazione della voce che diviene un materiale malleabile, in perenne divenire. Sulla griglia ritmica tracciata da un motore di sintesi vocale si alternano una serie di metamorfosi vocali: voci che sembrano provenire da corpi metallici, voci che si trasformano in canti d’uccelli, madrigali suonati da un turntablist, l’autotune utilizzato come specchio deformante del timbro vocale.

“Echo ex machina” è un lavoro tecnico (molto tecnico, per fortuna direi), realizzato con intelligenza e competenza, nel quale Faraci realizza, grazie alla macchina appunto, una complessa e ricercata destrutturazione delle parole, e quindi delle cose, attraverso la voce che torna alla sua vera identità, quella di materia.

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