Impatto Sonoro
Menu

Interviste

“Sine Metu”, ripartire senza paura: intervista a Gli Ultimi

Foto: ZanzaRude

E’ uscito il 29 ottobre per la label Time To Kill Records/Hellnation Records  “Sine metu”, il quinto album de Gli Ultimi, street band romana ben nota nel circuito skins and punk. Dodici tracce nuove di zecca, una nuova formazione e alle spalle un’intensa attività live in giro per lo stivale, gli amici di sempre e gli incontri di oggi.

Proprio il tema dell’amicizia è il punto di partenza di uno dei brani del nuovo album, la prima traccia rilasciata in rete: Tutto sbagliato, in cui le relazioni nate sui banchi di scuola rivelano il tratto aggregante della musica e che resistono al tempo anche se cedono nel quotidiano. Tanto rilevante è il peso valoriale di questo sentimento per la band capitolina che essa ha permeato anche la seconda track dell’album, quella Favole che Zerocalcare ha scelto, tra un discreto numero di provini de Gli Ultimi, per  firmare lo script, i disegni e la regia.

Con Favole, che è il suo secondo videoclip, Michele ZC racconta l’incontro di un disadattato ragazzino di una qualunque periferia del mondo con la cultura punk e con una comunità che lo accoglie e che contribuisce alla sua formazione identitaria.

La scrittura di queste dodici tracce è stata, per Gli Ultimi, forse l’avventura più impegnativa della loro carriera, sospesi come erano tra la voglia di arrendersi e quella di andare avanti. La pausa che avevano scelto di prendersi, prima di riprendere a suonare, si è protratta oltre le loro stesse intenzioni, ma la spinta ad andare avanti, la scoperta di avere ancora molto da dire e da dare, sembra averli rimessi in carreggiata.

Abbiamo contattato la band romana per saperne di più sul loro ultimo lavoro e sui loro progetti.

La Fenice in copertina: c’è un nuovo inizio per Gli Ultimi?

Non proprio. Diciamo che c’è una ripartenza simbolica. Una nuova formazione, un nuovo disco, nuova linfa e una rinnovata voglia di urlare la nostra in un microfono, ma l’identità della band rimane la stessa di quando abbiamo cominciato.

Il titolo dell’album sembra quasi un incoraggiamento a sconfiggere le nostre paure; qual è la vostra paura più grande?

Ce ne sono sicuramente tante. Come band forse quella di non avere più nulla da dire, ma quel momento è ancora molto lontano. “Sine metu” per noi significa questo. Che abbiamo ancora tanta strada da fare e che non abbiamo paura di farla, perché siamo insieme. 

Il fulgore del punk rock, il piglio autoriale e profondo dei testi e il folk e il blues che caratterizzano alcuni brani dell’album. Ma se dovessi scegliere un solo aggettivo per definire “Sine Metu” quale scegliereste?

Per dirtela alla romana, diremmo che è un disco “de core”. Un disco onesto e diretto con una produzione zero paracula che non strizza l’occhio a un suono addomesticato. Forse il punk rock, il folk e il blues hanno proprio questo in comune. Non vogliono piacere, ma solo dire quello che hanno bisogno di dire.

Cosa è cambiato per Gli Ultimi da “Streetpunk” a “Sine Metu”?

Nella vita di ognuno di noi, tantissimo. Nel 2008 eravamo tutti dei pischelli di paese molto più spensierati e stradaioli. Più di dieci anni dopo siamo forse più maturi e indipendenti, ma anche più disillusi. Quello che non è cambiato è che la band è sempre stata lì ad accompagnarci in questo percorso, anzi ne ha fatto parte e spesso è stata una vera e propria àncora di salvezza.

Come avete affrontato il periodo della Pandemia?

Con un’attitudine positiva e propositiva. Lavorando duro alle preproduzioni del disco nuovo con tutti i mezzi possibili. Avere un obiettivo ci ha resi reattivi e ci ha dato la spinta, nonostante sia stato un periodo difficile a livello personale e lavorativo per alcuni di noi.

Come nasce la collaborazione con Zerocalcare?

Dall’appartenenza alla stessa “tribù” e la passione per la stessa sottocultura. Facciamo parte della stessa scena e da anni ci sono amicizia e stima reciproche. Michele ZC nonostante il successo, resta una persona ben salda alle sue radici e fatte queste premesse, collaborare è stato un passo che è arrivato in maniera molto naturale.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati