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KK’s Priest – Sermons Of The Sinner

2021 - EX1 Records
heavy metal

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Tracklist

1. Incarnation
2. Hellfire Thunderbolt
3. Sermons Of The Sinner
4. Sacerdote y Diablo
5. Raise Your Fists
6. Brothers Of The Road
7. Metal Through And Through
8. Wild And Free
9. Hail For The Priest
10. Return Of The Sentinel


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Il divorzio tra i Judas Priest e K. K. Downing non è stato in alcun modo pacifico. L’eco delle tensioni, dei litigi e delle punzecchiature tra il chitarrista e la band britannica continua a risuonare sulle pagine delle riviste e delle webzine specializzate in heavy metal, nonostante il decennio bello tondo trascorso dalla separazione. Le possibilità di un riavvicinamento tra le due parti in conflitto, ora come ora, sono pari a zero.

Ma la vita prosegue e bisogna guardare avanti. Rob Halford e soci lo hanno fatto, sostituendo il celebre ex con il talentuoso Richie Faulkner e dando alle stampe non uno, ma due dischi di pregevole fattura: “Redeemer Of Souls” nel 2014 e l’apprezzatissimo “Firepower” nel 2018. Ma il 2021 è l’anno di K. K. Downing, finalmente tornato in pista con una band nuova di zecca – i KK’s Priest – e un album di debutto intitolato “Sermons Of The Sinner”.

Il nome affibbiato al quintetto è un chiaro indizio del fatto che, dietro il progetto, non c’è alcun desiderio di fare tabula rasa del glorioso passato e ripartire da zero. Proprio per nulla: i KK’s Priest sono i Judas Priest liberamente ripensati da K. K. Downing, totalmente a suo agio nell’inedito ruolo di leader, direttore dei lavori e autore di tutte le parti soliste. Un compito che, a sua detta, gli era stato precluso nei quarant’anni trascorsi al fianco di Glenn Tipton.

C’è un’enorme voglia di rivalsa in queste dieci tracce di heavy metal classico, epico e priestiano fino al midollo, scritte e registrate con il prezioso contributo del bassista Tony Newton, del chitarrista A.J. Mills, del batterista Sean Elg e di un altro volto conosciuto nella casa del Prete di Giuda: il cantante statunitense Tim “Ripper” Owens, ovvero colui che fece le veci del Metal God tra il 1996 e il 2003, prestando la sua ugola di acciaio in due opere minori chiamate “Jugulator” (1997) e “Demolition” (2001) – entrambe fuori catalogo da tempo immemore e assenti dalle piattaforme streaming.

Il rinnovato sodalizio tra Downing e Owens – che, c’è da dirlo, sa tanto di provocazione nei confronti degli ex colleghi – è il motivo principale per cui vale la pena concedere un ascolto attento e approfondito a questo “Sermons Of The Sinner”. Non solo un guanto di sfida lanciato in pieno volto ai Judas Priest, ma anche un disco ben fatto e soprattutto avvincente, ricco com’è di quei cambi di dinamiche, atmosfere e velocità che da sempre danno respiro e profondità al miglior heavy metal.

Tradizione e tecnica i due pilastri inamovibili su cui si posano i rocciosissimi brani qui contenuti, perlopiù suddivisi tra momenti puramente incendiari (Hellfire Thunderbolt, Sacerdote y Diablo, Wild And Free e la title track i migliori) e altri più complessi, sfaccettati, raffinati e maestosi (Metal Through And Through e Return Of The Sentinel). 

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