Impatto Sonoro
Menu

Back In Time

“Audioslave”, ovvero il sedativo di Chris Cornell

Amazon button

Pensare e parlare di questo album è come guardare un ragazzetto che si approccia per la prima volta al rock. Inizialmente è un mondo strano, dove tutto è rabbioso, confusionario, imprevedibile, ma piacevole. Poi subentra la vita con tutti i suoi ostacoli e tutte le sue sfaccettature, e cambia anche la visione, di conseguenza anche la musica prende un’altra veste, un qualcosa che ti ristabilizza e ti riporta nella realtà, come un sedativo.

Audioslave” è proprio questo, un disco che ti prepara, ma arrivato ad un certo punto ti fa anche da padre. Passando agli albori, probabilmente questo progetto era chiacchierato fino alla nausea. Originariamente chiamato Civilian, per poi cambiare nuovamente nome in Audioslave, già in partenza il supergruppo ha dovuto affrontare diverse avversità, tra management ed etichette discografiche, per poi trovare finalmente la solidità fino a “Revelations“.

Considerando i ¾ di Rage Against The Machine e il restante Chris Cornell, il profeta del grunge, i primi anni 2000 di certo non potevano passarli in sordina, tra il nu metal che stava prendendo piede e l’hip hop americano. Seattle stava crescendo, e una buona parte della scena si era trasportata lì, Chris era pronto ad evolversi di nuovo per arrivare ad un suono intrappolato, come una pistola inceppata che si deve ascoltare diverse volte prima dell’imminente sparo.

A proposito di esplosioni, citiamo la potente Cochi se. Fu il primo video realizzato dalla band, diretto da Mark Romanek, costato una balla di quattrini. Fu utilizzata una fabbrica abbandonata, alcuni abitanti della zona erano impauriti perché non sapevano che quelli utilizzati per le riprese erano fuochi d’artificio e chiamarono i pompieri. Già da qui si possono presagire di fatto non solo i potenti mezzi della band, ma anche la sua grandiosità. Possiamo anche menzionare l’artwork, tanto discusso dalla critica, ma non tutti sanno che è stato realizzato da Storm Thorgerson, un certo tizio che per anni ha realizzato le copertine dei Pink Floyd.

Ci sono state anche troppe scuole di pensiero a riguardo, sul fatto che questo progetto sia sospeso a metà tra RATM e Soundgarden è che gli artisti coinvolti fossero schiavi del loro passato o del proprio stile. Sta di fatto però che “Audioslave” è un disco cupo, e non bisogna farci imbambolare solo dalla musica, che ovviamente ha dei feels e dei reminder che possiamo ben intuire. Di sicuro Chris vocalmente in questa occasione non ha dato il meglio di sé, però non importa, perché è un tassello estremamente importante di questa opera concettuale, una lirica già ripercorsa dai Soundgarden, ma che qui finalmente dà completezza alla profondità, alla spiritualità e soprattutto all’intima lacerazione della sua poetica.

Audioslave” è un album che letteralmente non ha difetti, ma in cui però si sentono i limiti. Un disco un po’ controverso, visto e considerato che per Morello e compagni rappresentava la cima di una scalata durata dieci anni, ma che per Chris è stato soprattutto un momento di passaggio, un passaggio che oramai è rivelatosi il pezzo di un grande puzzle. È stato l’inizio di un’era incredibile per gli ascoltatori del nuovo millennio, ma è stato anche l’inizio del tormento di Chris.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati