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Ministry – Moral Hygiene

2021 - Nuclear Blast
industrial metal

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Tracklist

1. Alert Level
2. Good Trouble
3. Sabotage Is Sex
4. Disinformation
5. Search And Destroy
6. Believe Me
7. Broken System
8. We Shall Resist
9. Death Toll
10. TV Song #6 (Right Around The Corner Mix)


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Zio Al, da quanto non ne azzecchi una? Per quanto mi riguarda dal 2003, “Animositosimina” che poi a conti fatti era un bel disco bastardo, ma si sa, i tempi cambiano e l’assenza di Paul Barker si è fatta sentire e pure parecchio. Negli ultimi 18 anni una bella carrellata di dischi che, per carità, han fatto bagnare tutti i thrasher più incalliti, ma non la definirei una garanzia di qualità. Anzi.

Lodevole l’impegno politico, che credo non t’abbia poi mai abbandonato ma che dalla cover di “Filth Pig” in poi è stato sempre più manifesto, prima mettendo nel mirino W., poi Trump, e che ti porta ad essere uno degli ultimi residuati di culto ad alzare la voce sui tuoi album, soprattutto di questi tempi che sembra a nessuno (o a ben pochi) interessi più metterci la musica (corrispettivo della faccia), anche se un po’ esagerando, ma va bene, va bene, l’eccesso è sempre stata roba tua. Peccato per il resto, che il terrore che seminavano dal punto di vista sonoro i Ministry è finito ritirato in un cassetto, per far spazio a questa vena metallona sin troppo abusata, però, però, “Moral Hygiene” non mi sento nemmeno di buttarlo nel cesso come ho fatto con gli ultimi quattro o cinque, scusa se esagero io, ora, ma è lì che sono finiti.

Anzi, guarda, già dalla copertina mi sono tornati in mente i Lard, tuo miglior progetto a latere di sempre, e in effetti perché non chiamare il buon vecchio Jello a fare il suo sporco lavoro su Sabotage Is Sex, melodica contro ogni previsione – anche se col testo si sarebbe potuto fare un attimino di più. Ci sono poi le solite mazzate, e quelle le lascerei da parte, che belle eh, ma nel catalogo c’è di meglio, perché è quando butti via tutto per metterti sotto con le melodie e il r’n’r che centri il punto.

Prendi una Believe Me, che se l’avessi fatta uscire nel secolo scorso t’avremmo preso un po’ per scemo, ma che oggi svetta, con le chitarre acustiche sotto il solito tornado industriale, oppure quando, sulle ali di Broken System, sorvoli il deserto del Medio Oriente dato alle fiamme dai tuoi connazionali e lo descrivi prendendone in prestito le scale, gli strumenti e tutta la rabbia non così latente, evocandone tutta l’oscurità. O, perché no, una cover degli Stooges che, ad oggi, è tra le migliori che abbia mai sentito, cerca e distruggi, ma fallo con classe, se non quella fanghiglia electro-doom di We Shall Resist.

Più o meno è tutto qui. Insomma, sembra che si stia risalendo la china, ma non è granché per portare il nome Ministry sulle spalle in questo mondo sempre più brutto, e anche avere per le mani due come Paul D’Amour (il signore che suona il basso su un disco chiamato “Undertow”) e Roy Mayorga e spenderli così poco non è un’ideona, ma il capo sei tu, Al.

Diciamo che osare si osa un pochino, ma quel senso di oppressione, paura e disastro imminente non c’è, e temo non ci sarà più. Mi manca un po’, tutta quella roba lì, ma vabeh, ci sono pur sempre i dischi storici lì sullo scaffale, e posso riprenderli in mano quando voglio.

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