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Dave Grohl – The Storyteller


Scheda

Autore: Dave Grohl
Uscita: 12/10/2021
Editore: Rizzoli
Pagine: 479
Prezzo: € 20

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Non mentiamoci, ognuno di noi ha una lista più o meno lunga di personaggi che ci piacciono tanto quanto ci stanno sulle palle. Nella mia c’è Dave Grohl. Quest’uomo è riuscito a diventare la Stella Polare di tanti, e più di una volta nel corso della sua carriera. Per quelli della mia generazione non era solo “quello dei Nirvana” (ne vivevamo il riflesso), ma anche colui che ha scritto Learn To Fly, suonato e composto uno degli album più incredibili del nuovo millennio (“Songs For The Deaf”) e seduto dietro al seggiolino di Killing Joke e Nine Inch Nails. Il tutto nel giro di cinque o sei anni. E poi era “quello dei Nirvana”.

Ecco, in “The StorytellerGrohl ribadisce tante di quelle volte il suo terrore di essere “solo” quello dei Nirvana che ad una certa sembra diventare un mantra. Legittimo, visto il peso della “legacy” che si porta dietro quella band, col suo finale terrificante. Il suo memoir però ha tante pecche, a partire dallo stile in cui il Foo Fighter narra. Ebbene, il punto di forza in quei primi anni post-2000 era proprio che vedevamo Grohl come “quello di noi che ce l’ha fatta”. Il suo passato nell’hardcore punk, le sue scorribande in gruppi leggendari, il lavoro con etichette oscure (come la Southern Lord) e il lavoro su band altrettanto oscure (come i Bl’ast) ce lo faceva piacere. Era una rockstar che non si comportava da rockstar. Solo che nel corso degli anni questo atteggiamento ha preso il sopravvento e pareva essersi trasformato in un’esagerazione ed è precisamente ciò che pervade l’intera narrazione: reiterazione di un solo concetto, il fatto di essere un fan prima di una rockstar, una condizione di modestia esasperato in qualsiasi racconto stia affrontando. Dal più truce a quello più famigliare, il senso di trito prende la scena.

Le “stories” del “cantastorie” sono spesso già note, e la sua mitezza spesso scricchiola mostrando il fianco, come quando – “SPOILER ALERT” – non chiama per nome “l’amico comune” che gli ha presentato Kurt e Krist, cosa al limite del pietoso, ma Grohl è una persona come noi, e se non vuole nominare Buzz Osborne, liberissimo di farlo, ma chi conosce i fatti (cioè letteralmente tutti) non potrà che provare un senso di stranezza, ma se guardiamo questo video in cui il Re Buzzo lo sbeffeggia, un’idea ce la si può fare. Quando non si scade nella bontà forzata, ci si fa anche quattro risate, perché Dave sa come usare le parole, e nel suo non essere affatto ricercato se non proprio terra terra, fa spuntare il sorriso e a volte pure ghignare (non male i racconti in terra d’Australia, nevvero).

Il punto è che resta tutto in superficie, spesso dando la sensazione che stia solo mettendo la pulce nell’occhio (scusate) di chi legge, pronto a serializzare la cosa. In tal caso missione compiuta, perché finite le quasi 500 pagine del libro si ha più fame di prima, e questo potrebbe essere senz’altro bene. Sempre che il tutto non si concluda qui. Fosse così, beh, “che pacco”, per dirla come la direbbe questo vecchio punk finito che suole andare spesso a cena con Sir McCartney. In pratica, il bello sta tutto lì: sembra di chiacchierare con uno al bar. In poche parole se lo comprerete stringerete tra le mani l’esatto opposto di “Sing Backward And Weep” di Mark Lanegan. Il contraltare di quel mare melmoso che fu il grunge, e se li leggerete uno in fila all’altro sentirete un bel senso di vertigine.

Resta il fatto che “quello dei Nirvana” avrebbe potuto fare qualcosina in più. Tutto molto noioso, tutto molto divertente. Il che restituisce perfettamente l’immagine che Grohl da di sé al mondo.

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