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Giacomo Toni – Ballate Di Ferro

2021 - L'Amor Mio Non Muore
songwriting

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Tracklist

1. Gianni
2. Sarà
3. Se proprio devo
5. Sexy smog
6. Mogli ingrate
7. Gli autobus
8. Mah
9. Tutto mi fa ridere
10. Qualcosa di povero
11. Buongiorno


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Terzo album in studio per Giacomo Toni. Il cantautore romagnolo torna quattro anni dopo “Nafta”, un disco che l’autore stesso definì pioniere del genere piano punk. Dopo una lunga attesa esce “Ballate di ferro”, che presenta l’illustre collaborazione di Antonio Gramentieri – alias Don Antonio – alla cura della produzione (analogica), degli arrangiamenti e dei suoni di chitarra, synth e tastiere.

Toni abbandona lo stile sferzante sorretto dai fiati, per dedicarsi completamente alla canzone d’amore, rallentando i tempi e affidandosi, oltre al fedele pianoforte, agli archi e alle chitarre. “Ballate di ferro” chiude così il cerchio aperto da “Nafta”, contrapponendosi al precedente ma rappresentandone il perfetto completamento, parlando un linguaggio che di amoroso ha solo i temi trattati. Se, infatti, nel predecessore la mancanza della presenza femminile era totale, in “Ballate di ferro” la donna è il punto intorno al quale gira il resto del mondo. L’anello di congiunzione, a quattro anni di distanza, è quel più o meno voluto restare inchiodato in un bar, quei ritrovi di provincia dai quali il protagonista vedeva scorrere la vita.

La missione di Toni, non tradita neanche stavolta, è cantare per necessità e non per lucro. E non è detto che sia necessità sua, un qualcosa che prima o poi sia destinato a tornargli tra le mani come un boomerang. Come detto dallo stesso cantautore, talvolta la musica serve anche a chi l’ascolta. 

Si parla d’amore, quindi, ma senza stereotipi, ammiccamenti e dichiarazioni al miele. Il manifesto del disco è in Se proprio devo, un testo che ricorda quanto è inutile iniziare un progetto se poi non si esce dalla propria comfort zone. Amore è anche parlare con un amico, Gianni, di avventure passate. La carrellata di avvenimenti raccontati, senza alcun filo logico, in Sarà è a dir poco spassosa.

Per fare colpo su una donna, secondo Toni, tanto vale spararle grosse (Sexy smog), tipo asfaltare per lei il Duomo, oppure inquinare il pianeta. Politicamente scorretto? Chissenefrega. Importa poco anche alle Mogli ingrate di mariti che portano a casa i milioni, così volano stracci e alla fine capita che un uomo stringa un bancomat con le mani sporche di sangue: inconsuetudine e coraggioso nel parlare di violenza sulle donne di questi tempi.

Ma donna è soprattutto sinonimo di bellezza, descritta in modo malinconico e appassionato in Gli autobus, mentre i suoni asciutti di Mah, al contrario, accompagnano la solitudine che lascia una separazione. Nemmeno il tempo di asciugarsi le lacrime, che Tutto mi fa ridere incalza con i paradossi vissuti da donne sdentate, che aggrediscono la vita ma hanno paura di ridere. Un’allegria persa dagli studenti stranieri che tornano al loro paese e sentono che dentro qualcosa è andato via per sempre. 

La donna è vista anche in chiave di oppressione, in un mondo a trazione sfacciatamente maschilista: ed ecco che una voce si offre di donare Qualcosa di povero, pur di pareggiare i conti, un secolo intero in cambio di un minuto. La chiusura è politica, il Buongiorno finale è dedicato alle vittime di Alfonsine e a Maria Bartolotti, la partigiana Piera.

“Ballate di ferro” conferma le aspettative riposte in Giacomo Toni. E’ un disco pensato, lavorato e realizzato nell’arco degli ultimi 4 anni (alcuni pezzi risalgono addirittura a un decennio fa). E’ lampante la portata di un lavoro così importante in termini di tempo e impegno. La registrazione in presa diretta, sfruttando i poteri della produzione analogica, conferisce quel tocco in più in grado di avvicinare Toni ai grandi del passato.

Sono infatti evidenti le influenze dei vari De Gregori, De Andrè, Dalla, Jannacci e Gaetano. Il tutto è miscelato senza scivolare nell’imitazione, piazzando invece al centro di quella piazza della provincia italiana, di fianco al bar di “Nafta”, una bella vetrina luminosa. In quella vetrina c’è esposto un mondo reale e al tempo stesso sognato, di tutti e di nessuno ma in cui chiunque può tuffarsi, composto da varie umanità raccontate in modo ironico e distaccato. 

C’è da immaginarselo Giacomo, sul palchetto davanti a quel bar, esibirsi di nuovo dal vivo in mezzo agli amici e agli avventori di sempre.    

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